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a cura di IniziazioneAntica
Pulcinella, le Origini
La maschera di Pulcinella è stata inventata ufficialmente dall’attore Silvio
Fiorillo nella seconda metà del Cinquecento. Le origini di Pulcinella sono però
molto più antiche. Le ipotesi sono varie: c’è chi lo fa discendere da
“Pulcinello” un piccolo pulcino perché il naso adunco; c’è chi sostiene che un
contadino di Acerra, Puccio d’Aniello, nel ‘600 si unì come buffone ad una
compagnia di girovaghi di passaggio nel suo paese. Altri ancora vanno ancora più
indietro nel tempo fino al IV secolo e sostengono che Pulcinella discende da
Maccus, personaggio delle Atellane che si esprimeva in un dialetto campano,
l’osco; Maccus rappresentava una tipologia di servo dal naso lungo e la faccia
bitorzoluta, ventre prominente, che indossava una camicia larga e bianca e il
volto era coperto da mezza maschera.
Alcuni critici fanno risalire questa maschera a Maccus personaggio delle farse
popolari romane in lingua osca, un dialetto campano, chiamate Fabulae Atellanae
perché la tradizione le vuole nate nel IV secolo nell'antica Atella, una città
osca e poiromana a sud di Capua. Altri fanno risalire la maschera ad un altro
presonaggio delle Fabulae Atellanae: Kikirrus, una maschera teriomorfa (che
nell'aspetto ricorda un animale) che, infatti, ricorda già nel nome il verso del
gallo. Quest'ultima maschera ricorda più da vicino la maschera di Pulcinella.
Le Atellane furono una tipologia di spettacolo molto popolare nell'antica Roma,
potremmo paragonarle all'odierno teatro vernacolare o dialettale apprezzate
soprattutto da un pubblico di basso ceto. Maccus rappresentava la tipologia del
servo con un lungo naso e la faccia bitorzoluta, un vero e proprio antenato di
Pulcinella, camicia larga e bianca, Maccus portava una mezza maschera, come
quelle dei comici dell'arte, aveva il ventre prominente e recitava con voce
chioccia.
Il Nome
Puccio d'Aniello era il nome di un contadino di Acerra reso famoso da un
presunto ritratto di Annibale Carracci, dalla faccia scurita dal sole di
campagna ed il naso lungo, che diede vita al personaggio teatrale di Pulcinella.
Pulcinella ha incarnato e continua ad incarnare il tipo napoletano, ancora oggi
all'estero, il personaggio che, cosciente dei problemi in cui si trova, riesce
sempre ad uscirne con un sorriso, prendendosi gioco dei potenti pubblicamente,
svelando tutti i retroscena. Altri autori attribuiscono l'origine del nome
all'ermafroditismo intrinseco del personaggio, ovvero un diminutivo
femminilizzato di pollo-pulcino, animale tipicamente non riproduttivo, del quale
in un certo senso imita la voce. In tale accezione Pulcinella si riconferma come
figura di tramite uomo-donna, stupido-furbo, città-campagna, demone-santo
salvatore, un dualismo che sotto molti aspetti configura la definizione
pagano-cristiana della cultura popolare napoletana
Pulcinella nella Commedia dell'Arte
Pulcinella come personaggio del teatro della commedia dell'arte nasce
ufficialmente con una commedia del comico Silvio Fiorillo: La Lucilla costante
con le ridicole disfide e prodezze di Policinella, scritta nel 1609 ma
pubblicata soltanto nel 1632 dopo la morte dell'autore. Silvio Fiorillo, che già
era famoso con il personaggio di Capitan Matamoros, con Pulcinella,
probabilmente, risuscita un personaggio già presente nella tradizione del teatro
napoletano. Calcese eredita la maschera da Fiorillo. In altri testi è
Michelangelo Facanzani ad ereditare la maschera da Calcese. Polichinelle
francese con doppia gobbaIl nome di Pulcinella è cambiato nel corso degli anni,
anticamente era Policinella, come si vede dal titolo della commedia di Fiorillo,
o Pollicinella. Partito da Napoli in compagnia di altri personaggi come Coviello,
Pascariello e una lunga fila di capitani vanagloriosi come Matamoros e Rodomonte
che parlavano una lingua franca a metà tra il napoletano e lo spagnolo,
Pulcinella con Silvio Fiorillo approdò nelle grandi compagnie comiche del nord e
divenne l'antagonista di Arlecchino, il servo sciocco, credulone e sempre
affamato di quella fame atavica dei poveri diavoli.
L'Aspetto
Anche nell'aspetto Pulcinella è cambiato nel corso dei secoli, la sua maschera è
stata chiara o scura a seconda dei periodi, il pittore veneziano Giandomenico
Tiepolo lo dipinge in ambedue i modi, ma siamo già nel XVIII secolo. Nel 1621
nella raccolta d'incisioni intitolata I Balli di Sfessania, il francese Jacques
Callot rappresenta il suo Polliciniello con la maschera bianca, il ventre
prominente di Maccus diventa una gobba, anzi spesso una doppia gobba, come nella
versione francese, altre volte la gobba scompare come nei disegni del pittore
romano del '700 Pier Leone Ghezzi dove è rappresentato con la maschera nera.
Comunque la più importante raccolta di lazzi pulcinelleschi rimarrà quella del
seicentesco Padre Placido Adriani (Lucca fine sec. XVII-? dopo il 1736). A
Napoli, all'inizio del Settecento, la fortuna del personaggio di Pulcinella ha
bisogno di uno spazio proprio, per questo verrà costruito appositamente un
teatro per le commedie in dialetto: il San Carlino dove lavoreranno famosi
Pulcinella come Petito e Altavilla. Forse l'aspetto del Pulcinella che
conosciamo oggi è quello dei disegni di Ghezzi, filtrati attraverso il costume
che per anni indossò il più longevo e prolifico attore di farse pulcinellesche:
Antonio Petito. Addirittura si è ipotizzato che la forma della maschera, in
particolare nelle versioni più recenti, interpreti un comun denominatore delle
caratteristiche somatiche (e craniometriche) che contraddistinguono il popolo
dei vicoli. Nello studio, La vera storia del cranio di Pulcinella, una serie di
caratteristiche somatiche, come le arcate sopracciliari pronunciate e gli occhi
incavati,si suppone siano tramandate con grande frequenza nei fitti e chiusi
microsistemi dei quartieri popolari di Napoli.
Pulcinella nel teatro dei burattini
Al di là della Commedia dell'Arte il personaggio di Pulcinella si è sviluppato
autonomamente nel teatro dei burattini, di cui è ormai l'emblema. Il Pulcinella
burattino non è più servo e servitore, ma un archetipo di vitalità, un anti-eroe
ribelle e irriverente, alle prese con le contrarietà del quotidiano e i nemici
più improbabili. Il Pulcinella delle guarattelle è un protagonista assoluto, che
affronta e sconfigge tutti i suoi avversari.
Altri Pulcinella Famosi
Michelangelo Fracanzani che nel 1685 inventò, ad uso e consumo delle
scene parigine il personaggio di Polichinelle. Fracanzani era nipote del pittore
Salvator Rosa che anche lui saltuariamente si esibiva come dilettante nei teatri
dell'arte con un personaggio da lui inventato, uno zanni napoletano di nome
Formica.
Filippo Cammarano (1764-1842), il più grande Pulcinella del Settecento.
Figlio di Vincenzo un attore siciliano che all'inizio del secolo indossò la
maschera di Pulcinella e poi la passò al figlio, Filippo Cammarano si distinse
per la sua interpretazione molto popolare e piacque sia ai napoletani che alla
corte dei Borboni, fu beniamino di Re Ferdinando che Cammarano non esitò a
denominare "Re nasone", i suoi rapporti con la corte erano simili a quello dei
giullari delle corti medievali.
Pasquale Altavilla (1806-1875) attore e autore dell'800 lavorò accanto a
Salvatore Petito lasciando numerose commedie pulcinellesche, alcune delle quali
ancora oggi sono rappresentate.
Antonio Petito (1822-1876) fu il più famoso Pulcinella dell'800, a lui si
devono numerosissime farse pulcinellesche, figlio di Salvatore Petito, altro
grande Pulcinella, Antonio era quasi analfabeta ma lasciò il più numeroso
"corpus" di commedie pulcinellesche che spesso si ispiravano a temi di attualità
della società napoletana del suo tempo.
Eduardo De Filippo (1900-1984) vestì spesso i panni di Pulcinella,
soprattutto all'inizio di carriera. Nel settembre 1958 a Milano per inaugurare
la stagione del Piccolo Teatro mise in scena un felice adattamento della
commedia di Pasquale Altavilla Pulcinella in cerca della sua fortuna per Napoli.
Nel 1957 scrive Il figlio di Pulcinella, commedia in cui il trickster partenopeo
vecchio e servile muore riscattato dal figlio venuto dagli Stati Uniti che ha
deciso di togliersi la maschera per non essere più assoggettato.
Massimo Troisi (1953-1994) fu anche lui un buon Pulcinella, all'inizio di
carriera con il gruppo teatrale la "Smorfia". Con il film di Ettore Scola Il
viaggio di Capitan Fracassa del 1990 Troisi portò la sua versione della maschera
napoletana sul grande schermo.
La Dea, la Civetta e il Pulcinella
La Civetta
Certo, la sua fama di uccello di malaugurio era ben radicata. La troviamo in Eliano e in Apuleio prima di riscoprirla nel folklore europeo ancor oggi vivo. Né a tale fama osta il fatto che le sue penne potessero essere un buon amuleto, com'è attestato nel Khorda Avesta e com'era credenza presso i tartari. La credenza che la civetta possa predire le disavventure è attestata nelle Metamorfosi di Ovidio, dove Asclalafo è mutato da Cerere in una civetta maschio (un animale ritenuto immondo; quando entrava nel tempio di Giove Capitolino, l'edificio si doveva purificare) in quanto l'aveva accusata presso Giove di aver mangiato di nascosto una melagrana, frutto come è noto in rapporto diretto con il mondo infero; una volta cambiato in civetta, Asclalafo avrebbe potuto predire soltanto il male.
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