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Massimo Scaligero
ricerca a cura di IniziazioneAntica
Massimo Scaligero, pseudonimo di Antonio
Massimo Scabelloni, Veroli 17 settembre 1906 - Roma 26 gennaio 1980, è stato un
giornalista ed esoterista italiano.
Formatosi agli studi umanistici, li integrò con una conoscenza logico-matematica
e filosofica, e con una pratica empirica della fisica. Attraverso studi ed
esperienze personali, ritenne di aver individuato le linee direttive di una
realtà originaria del pensiero per dimostrare la vacuità discorsiva della
dialettica.
Studioso di Rudolf Steiner,
influenzato anche dalle idee di
Julius Evola e del suo "idealismo magico" e di
Giovanni Gentile: in particolare da quest'ultimo per la distinzione fra
"pensiero pensante" e "pensiero pensato" e per l'"idealismo attuale" gentiliano
come "atto puro del pensiero che pensa"; approdò attraverso lo yoga e lo studio
delle dottrine orientali ad una sintesi personale nella quale il pensare,
l'"atto del pensare" e l'"Io" vengono posti come basi di una gnoseologia a
carattere spiritualistico ed esoterico: attraverso tecniche interiori,
l'esperienza del "pensiero vivente" diviene la base della percezione spirituale.
L'"Io" dell'uomo, assunto come postulato metafisico, diviene l'asse
dell'intuizione e della realizzazione spirituale stessa.
Scaligero incontrò Evola per la prima volta nel 1930. Il tradizionalismo di
Evola era fortemente critico riguardo l'insegnamento di Steiner, malgrado il
mantenimento di buoni rapporti con alcuni antroposofi italiani. Fu Evola
tuttavia ad introdurre Scaligero a Colazza e all'antroposofia. Divenuto
discepolo diretto di
Giovanni Colazza, Scaligero fu fra i maggiori prosecutori delle idee di
Rudolf Steiner in Italia e contribuì a far conoscere e diffondere
l'antroposofia.
Negli ultimi vent'anni della sua vita teneva regolarmente riunioni presso il suo
studio romano sito in via Cadolini. I resoconti di questi incontri, che si
sviluppavano su temi posti dalle domande dei presenti, sono pubblicati sulla
rivista Graal, ed. Tilopa. Fra i suoi discepoli e ammiratori vi furono anche
Pino Rauti, Enzo Erra e
Pio Filippani Ronconi,
Giuseppe
Tucci.
Fu capo redattore de L'Italia Marinara - mensile della Lega navale italiana e
redattore della rivista di studi orientali East and West, organo dell'ISMEO
Istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente, trimestrale in lingua inglese
fondato da Giuseppe Tucci.
Scaligero, a proposito della sua
partecipazione al fenomeno italiano del fascismo, scrisse nel suo libro
autobiografico Dallo Yoga alla Rosacroce:
«Non politico, anzi apolitico per temperamento,
tuttavia, giovanissimo, nel periodo fascista credetti poter immettere nella
forma politica la mia visione del mondo: questo spiega la categoria in cui
qualcuno ancora oggi tenta recludermi: categoria che io non rinnego per debito
di lealtà e di verità, ma che non mi ha mai contenuto, né mi ha mai impedito di
essere quello che realmente volevo. Tanto è vero che sono stato sempre un
isolato, ospitato dalla stampa del tempo solo grazie alla validità etica degli
argomenti che proponevo. Quello che ho scritto in quel periodo lo potrei
ripubblicare oggi su qualsiasi giornale, di sinistra, di destra, o di centro,
solo sostituendo alla parola «fascismo», per esempio, l'espressione «visione
sociale», o «istanza morale». Se invece che in regime fascista mi fossi trovato
in regime sovietico, il contenuto delle mie idee sarebbe stato identico: avrei
soltanto dovuto trovargli un'altra forma. I miei scritti del tempo stanno lì a
testimoniare che io volevo allora quello che voglio tuttora: sottolineare, come
senso ultimo dei problemi, l'esigenza della reintegrazione dell'uomo. Soltanto
una via morale può garantire una via sociale: solo l'individuo libero che rechi
in sé la moralità come forza, o come una seconda natura, è garanzia della giusta
gestione di un organismo sociale e del suo stato di diritto: questo è stato
sempre il senso dell'aspetto « politico » dei miei scritti: un pensiero d'una
semplicità da parere ingenuo, e tuttavia concreta chiave del problema»
Pensiero
Elemento essenziale del contributo di
Scaligero all'antroposofia è l'indicazione costante della "Via del pensiero"
come attitudine teorica e pratica dello sviluppo della personalità che egli,
nell'opera "Tecniche della concentrazione interiore" descrive così:
«L'uomo conosce e in qualche modo domina il mondo, mediante il pensiero. La
contraddizione è che egli non conosce né domina il pensiero. Il pensiero permane
un mistero a se stesso. La filosofia, la psicologia, traggono alimento da esso,
ma, da quando esistono, non mostrano di aver afferrato il senso del suo
movimento, il contenuto ultimo del processo logico, del quale si giovano per le
loro strutture dialettiche. Ritengono che il pensiero sia la dialettica,
coincida con la dialettica: nasca e finisca come dialettica. Ai fini del Sapere,
l'oggettività esteriore sorge come sistema di valori nella coscienza umana, ma
questa ignora di istituire il fondamento di quella e di determinare
l'oggettività come concetto, prima della consapevolezza dialettica del concetto
medesimo. Logicamente, l'uomo sa che cosa è un concetto, ma ignora che cosa esso
sia come forza e come nasca e quale il suo potere di compimento nel reale: che è
più che il suo apparire dialettico e logico: il potere medesimo della vita".»
L'esercizio detto della concentrazione del pensiero assume per Scaligero
una valenza fondante e si pone come conditio sine qua non dell'esperienza
sovrasensibile. Scrisse numerosi di libri nei quali la tematica del pensare e
del pensiero vivente » occupano una parte preponderante. Il pensiero veicolato
dall’organo cerebrale nello stato di coscienza ordinaria, viene chiamato
pensiero riflesso, o lunare: questo è la sede ed il veicolo della
dialettica, di quell’attività raziocinante che allontanerebbe l'uomo dallo
Spirito, rendendolo schiavo dei due dèmoni Arimane e Lucifero, le due potenze
infere che si ritrovano nelle teorie esoteriche di Steiner. Ma alla base ed al
di là di quest’attività raziocinante vi sarebbe il pensiero vivente, una
dimensione solare in cui l’Essere si manifesta in Idee viventi, veicolo
dello Spirituale, in una trama eterica che sta alla base di quella
fisica. Per alcuni particolari aspetti, la visione di Scaligero si apparenta
alle teorie dello Yoga e del Vedanta.
Ramana
Maharshi, che il nostro ammirava, parla di un mentale puro (shuddha
manas) come luce pura nel cervello; quando questo é contaminato da dei pensieri,
esso si trasforma in mentale ordinario, impuro (malina manas). Anche la
concezione della Luna come reggitrice dell'attività cerebrale, o pensiero
riflesso, è in parte assimilabile a quella dello yoga:
«Il mentale è comparabile alla Luna ed il
Sé al Sole. Il mentale è utile in relazione alla luce che vi si riflette, cosa
che permette di vedere gli oggetti. Quando il Sole si alza (la realizzazione del
Sé) la Luna (il mentale) impallidisce e non serve più a nulla in pieno giorno”»
Ramana Maharshi.
Il Sé trascendente degli orientali Atman è identificato da Massimo Scaligero con
l'Io, per via di un'esperienza ascetica condivisa con Rudolf Steiner sulla base
della prassi indicata dal maestro austriaco : l'Io quale principio
autocosciente, incarnato ma sovrasensibile, capace – se esperito – di far
oltrepassare all’uomo i limiti della terrestrità e della natura, prakrit),
rendendolo un Iniziato solare.
Insieme all’idea dell’Io viene postulata la differenza fra Uomo orientale ed occidentale. Mentre nell’orientale l’esperienza dello spirito sarebbe più immediata e svincolata dal pensiero, nell’uomo occidentale la funzione dell’organo cerebrale e del pensiero riflesso sarebbero il punto di partenza di una rinnovata esperienza sovrasensibile. Come in Rudolf Steiner, riconoscimento della realtà di reincarnazione e karma, dell'arcangelo Michele come principe del pensiero e del Cristo come salvatore, si realizzano, nell'opera di Scaligero, per via di una sintesi esoterica originale, lontana dalle vie dell'esoterismo tradizionale.
Proprio l’aver abbracciato le idee di Rudolf
Steiner e dell’antroposofia fu il motivo dell’incomprensione e del progressivo
distacco da Julius Evola. Quest’ultimo, infatti, così come
René Guénon, considerava
l’antroposofia come una dottrina spuria, sprovvista della necessaria regolarità
tradizionale e per questo inefficace dal punto di vista dell’operatività
iniziatica.
Scaligero dal canto suo affermava:
«Sono stato sempre grato a Evola e Guénon di avermi dato modo di superare la barriera critica da loro eretta riguardo alle dottrine dello Steiner. Invero, superando simili barriere, io avrei potuto nell'avvenire riconoscerle quando mi sarebbero state prospettate da altri e dar modo loro di superarle, in quanto costoro si rivolgessero a me: e ciò mi sembrava un dovere, soprattutto trattandosi di giovani. Del resto, non avrei mai polemizzato sulla Tradizione, se da parte dei tradizionalisti non avessi incontrato attacchi gratuiti contro Steiner.»
Filosofia
La distinzione scaligeriana fra pensiero
vivente e pensiero riflesso ricorda quella della logica del
pensare e logica del pensato formulata da Giovanni Gentile. L’idea
del pensiero pensante formulata da Gentile in contrapposizione al
pensiero pensato, in Scaligero trascende la sua valenza filosofica per
divenire un fondamento esotérico, nel quale il pensiero pensante, da lui
chiamato vivente assurge a forza cosmica onnicomprensiva capace di aprire
all’uomo il varco del sovrasensibile. Allo stesso modo, la logica del pensato
gentiliana, diviene in Scaligero il limite del pensiero riflesso, ovvero
di una dialettica fine a sé stessa incapace di innalzarsi alla luce del pensiero
in atto.
L’atto puro del pensiero pensante che in Gentile si limita ad essere un’idea
filosofica riformatrice dell’idealismo hegeliano, in Scaligero diviene un vero e
proprio esercizio interiore a valenza iniziatica, denominato concentrazione.
Attraverso l’esercizio della concentrazione – sorta di atto puro del pensiero –
che consiste nella descrizione mentale di un oggetto costruito dall’uomo e in
seguito dalla contemplazione dell’immagine sintesi del concetto così formato, il
discepolo dovrebbe arrivare all’esperienza del pensiero pensante, o vivente,
esperienza che gli permetterebbe di trascendere quella dialettica del pensato
che lo inchioda al riflesso del mondo, ovvero alla sua maya o apparenza.
Scaligero nutrì grande interesse e ammirazione anche per la filosofia di
Antonio Rosmini. In
occasione del primo centenario della morte del filosofo trentino, nel 1955
redasse un articolo pubblicato da numerosi quotidiani e periodici italiani, dal
titolo Potenza e modernità del pensiero rosminiano, ove tra le altre cose
scriveva:
«La grandezza di Rosmini consiste nell'aver ritrovato le fonti spirituali del pensare e perciò nell'aver restituito all'uomo la fiducia nella libertà interiore, nella capacità di ricongiungersi mediante un retto pensare con la verità eterna.»
Conferenza "Pensare, Volere e Sentire" con la voce originale di Scaligero Parte Prima - Parte Seconda - Parte Terza Parte Quarta - Parte Quinta - Parte Sesta
Opere
Massimo Scaligero - Iniziazione e Tradizione, 1956. Massimo Scaligero - Trattato del Pensiero Vivente, 1961. Massimo Scaligero - Dell'Amore Immortale, 1963. Massimo Scaligero - Dallo Yoga alla Rosacroce, 1972. Massimo Scaligero - Manuale pratico della Meditazione, 1973. Massimo Scaligero - Tecniche di Concentrazione Interiore, 1975
Sito Internet ufficiale dedicato a Massimo Scaligero
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