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A cura del dott. Luigi Braco
Figura poliedrica dell'orientalismo francese,
la sua opera si caratterizza per un'acuta interpretazione filosofica di testi in
lingua araba e persiana. Egli stesso ha sempre rifiutato di definirsi un
islamista, preferendo descrivere il suo lavoro come quello di un filosofo che
lavora su opere di altri filosofi.
Verso la fine degli anni trenta, già avviato agli studi di iranistica, divenne
noto per la sua traduzione di
Heidegger, pubblicata nel 1937 con il titolo Qu'est-ce que la métaphysique?,
prima traduzione francese di un Heidegger allora ancora sconosciuto in Francia.
Nel corso della sua ricerca ha attraversato diversi ambiti della tradizione
islamica, dal pensiero del filosofo persiano
Sohravardī,
alla mistica del maestro sufi
Ibn Arabi,
fino alla teologia di
Mullā Sadrā
Shīrāzī. La sua visione dell'islam si caratterizza per l'importanza
attribuita allo sciismo, tanto nella sua versione duodecimana quanto in quella
ismaelita, che secondo Corbin rappresenta il "fenomeno originario" a partire dal
quale si sviluppa qualsiasi forma di pensiero speculativo in contesto islamico.
Nonostante sia vissuto e morto nella confessione protestante di tendenza
calvinista, e considerasse il suo punto di vista come quello di un
"occidentale", non fece mai mistero della sua adesione all'universo spirituale
dell'esoterismo sciita.
Merito delle sue ricerche è di aver riscoperto la tradizione gnostica dell'islam
iraniano, un continente filosofico sommerso e sconosciuto agli stessi
orientalisti, mostrando così come la filosofia islamica, lungi dal ridursi ai
filosofi arabi "ellenizzati" e dal concludersi con il peripatetismo di Averroè,
conosca un ulteriore periodo di fioritura a partire dal XII secolo, non
nell'occidente arabo ma nell'oriente persiano. Corbin ha inoltre contribuito ad
una più adeguata comprensione del fenomeno del sufismo, di cui ha saputo far
emergere la dimensione autenticamente islamica, rifiutando di ricondurlo alle
categorie della spiritualità cristiana, o alla comoda etichetta di sincretismo.
All'età di 19 anni, nel 1922, consegue la
licenza in filosofia scolastica presso l'Institut catholique de Paris.
Risale a questo periodo la sua adesione alla confessione protestante, dovuta
forse all'insoddisfazione per la formazione ricevuta in ambiente cattolico.
Si iscrive all'École pratique des hautes études dove è allievo di Étienne Gilson,
che lo introduce alla storia dell'avicennismo latino, motivo alla base della
decisione di intraprendere lo studio dell'arabo. Nel 1923 segue il corso di
Émile Bréhier sui rapporti fra il pensiero di
Plotino e le
Upaniṣad, e decide di
cominciare lo studio del sanscrito, che tuttavia abbandonerà dopo soli due anni.
Nel 1927, sotto lo pseudonimo Trong-ni, pubblica il suo primo articolo, Regard
vers l'Orient, che prefigura tutta la curvatura futura del suo pensiero, e in
cui non manca di esprimere la sua ammirazione per pensatori come
René Guénon e
Ananda Coomaraswamy.
Il 1929 si rivelerà per Corbin un anno di svolta. Dopo aver conseguito il
diploma in arabo, persiano, e turco, presso l'Ecole française d'Éxtrême-Orient,
il 12 ottobre, durante una riunione del gruppo Amis de l'Orient, conosce
Louis Massignon che di fatto lo inizia alla "teosofia orientale", regalandogli
un'edizione della Hikmat al-Ishraq di Sohravardī, libro che orienterà la sua
vocazione filosofica e segnerà per sempre il suo destino di studioso e di uomo.
Così Corbin ricorda le parole a lui rivolte da Louis Massignon: «Tenez - me
dit-il - je crois qu'il y a dans ce livre quelque chose puor vous».
Durante tutti gli anni trenta compie diversi soggiorni in
Germania, e sotto la guida di Jean Baruzi approfondisce diversi aspetti di
filosofia e di teologia protestante. Sono anni di profonda immersione nella
cultura tedesca e in cui svolge una frenetica attività di traduttore. Oltre ad
alcuni interventi propri, tanto di islamistica quanto di filosofia, traduce e
pubblica su riviste specializzate numerosi contribuiti di altri autori. Traduce
e commenta, tra gli altri, Barth, Brentano, Dilthey, Van der Leeuw, Heschel,
Jaspers e Kierkegaard. Nel 1939,
la Biblioteca Nazionale, dove lavorava dal 1928 in qualità di orientalista,
lo incarica di reperire tutti i manoscritti di Sohravardī presenti nella
Biblioteca nazionale di Istanbul. Parte per Istanbul il 30 ottobre, accompagnato
dalla moglie Stella Leenhardt Corbin e da Julien Cain allora direttore della
biblioteca. L'impresa che sarebbe dovuta durare tre mesi, si protrasse invece
per sei anni.
Agli inizi del 1949 è invitato da
Olga
Fröbe-Kapteyn a partecipare agli incontri del gruppo
Eranos, da
questa fondato nel 1932 su ispirazione di
Rudolf Otto,
ad Ascona, sulle sponde del Lago Maggiore. L'esperienza di Eranos, vera e
propria "scuola di ricerca spirituale" a cui parteciperanno personaggi del
calibro di Mircea Eliade,
Gerschom Scholem, D.T Suzuki,
James
Hillman e Gerardus van der Leeuw, si rivelerà di fondamentale importanza per
Corbin, che non cesserà di esserne un fervente animatore fino alla morte. Nel 1974 con la collaborazione di alcuni amici e colleghi
universitari, è tra i fondatori di un "Centro internazionale di ricerca
spirituale comparata", a cui è assegnato il nome "Università San Giovanni di
Gerusalemme". "Università" per sottolineare come essa fosse il frutto della
collaborazione di ricercatori universitari, "Gerusalemme" in quanto città santa
delle tre religioni abramiche, e "San Giovanni" in riferimento all'ordine dei
cavalieri giovanniti cui aderì Rulman Merswin, mistico tedesco al cui progetto
di "cavalleria spirituale" l'istituto si richiamava.
Con la sua esegesi Corbin mostra l'originalità e l'importanza di questa
tradizione nei secoli. Bibliografia Il paradosso del monoteismo, Marietti, 1986; Mimesis, 2011. Riferimenti:
Amis de Henry et Stella
Corbin -
The Legacy of Henry Corbin -
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Ad Amburgo entra in contatto con
Cassirer,
la cui "filosofia delle forme simboliche" si rivelerà fondamentale per
l'elaborazione della nozione di mundus immaginalis.
Al 1934 risale invece il suo approfondimento del pensiero di Heidegger, che
incontrerà personalmente a Friburgo nell'aprile dello stesso anno e nel luglio
del 1936, e di cui traduce il testo su Hölderlin, la lezione inaugurale del
semestre del 1929 sulla metafisica, ed i capitoli di Essere e tempo sulla
nozione di essere-per-la-morte. Il volumetto esce nel 1938, con il titolo Qu'est-ce
que la métaphysique?, corredato di introduzione. È in assoluto la prima
traduzione francese di Heidegger, allora pressoché sconosciuto nel panorama
francese.
Nel 1945, dopo aver ricevuto un ordine di missione dal Governatorato d'Algeria,
allora colonia francese, lascia Istanbul e parte per l'Iran, in un lungo viaggio
via terra attraverso Baghdad e i monti Zagros. Il 14 settembre arriva in una
Teheran allora di soli 800.000 abitanti. Anche in questo caso il suo incarico
avrebbe dovuto protrarsi per soli tre mesi, ma la sua relazione con l'Iran era
destinata a durare per sempre, e la sua permanenza a Teheran, sebbene a fasi
alterne, si protrasse di fatto per tutta la vita.
Qui Corbin entrò in contatto con l'universo spirituale
sciita, fondò
un dipartimento di iranistica in annessione all'Institut français, e con l'aiuto
di alcuni collaboratori iraniani lavorò al progetto della «Bibliothèque
iranienne», consistente nella pubblicazione in lingua francese di classici
persiani ed arabi inediti.
Nel 1954 il Consiglio della sezione di Scienze Religiose dell'École pratique des
hautes études lo chiama per succedere alla cattedra di Louis Massignon, come
direttore del Dipartimento di Islamistica e Religioni dell'Arabia. Preoccupato
di dover abbandonare la sua attività di ricerca a Teheran, Corbin ottiene un
regolare permesso di assenza, che gli consente di trascorrere tutti i semestri
autunnali in Iran, da settembre a dicembre, potendo così continuare le sue
ricerche. Il mantenimento dei contatti con il suo "piccolo e vivace"
Dipartimento di Iranistica di Teheran si rivelerà fondamentale per la qualità
del suo insegnamento all'Ecole pratique: la maggioranza dei suoi corsi di Parigi
fu infatti tenuta utilizzando materiali, talora inediti e manoscritti,
direttamente provenienti dalla « Bibliothèque iranienne » di Teheran. A questo
proposito, la gestione Corbin, fu accusata di trasformare il dipartimento di
scienze religiose in una cattedra di
sciismo.
Del 1964-1965 è la sua collaborazione con Sayyed Jalaloddin Ashtiyani, eminente
figura dello sciismo iraniano contemporaneo, professore alla facoltà teologica
dell'Università di Mashhad, e da Corbin considerato l'erede di Mulla Sadra. Il
progetto prevedeva la pubblicazione di una ampia "antologia di filosofi iraniani
dal XVII secolo ai giorni nostri", composta per la gran maggior parte da
manoscritti ancora inediti, raccolti ed introdotti da Sayyed Jalaloddin
Ashtiyani, e da Corbin recensiti e riassunti in vista della loro pubblicazione
francese.
Particolarmente significativo fu per lui l'incontro e l'amicizia con lo
psicoanalista
Carl
Gustav Jung, ai suoi occhi il primo studioso in contesto occidentale ad aver
intuito l'esistenza di un "mondo di corpi sottili", che Corbin sembra equiparare
alla sua nozione di mundus immaginalis. Tra il 1970 e il 1973 ha pure insegnato
all'Istituto ticinese di alti studi a Lugano.
Scopo della fondazione era quello di favorire l'ecumenismo abramitico,
attraverso la creazione di un focolaio di ricerca atto a promuovere lo studio,
il confronto, e lo sviluppo spirituale delle tradizioni
gnostiche ed
esoteriche
delle tre grandi religioni monoteiste, islam, ebraismo e cristianesimo.
Di questo stesso periodo, e fortemente intrecciata col programma di una
"cavalleria spirituale", è l'adesione di Corbin alla massoneria, spesso taciuta
ma ormai esaustivamente documentata, che lo vuole iniziato nel rito scozzese
rettificato, membro di una Loggia di
Saint-Germain en Laye. Corbin fu infatti iniziato in massoneria nella loggia
Les Compagnons du Sept n. 3, appartenente alla Grande Loggia nazionale
francese-Opéra, il 5 maggio 1962, Compagno nel 1963, divenne Maestro nel 1964.
Nel Rito scozzese rettificato divenne maestro scozzese di Sant'Andrea nel 1972,
scudiero novizio nel gennaio del 1973 e cavaliere benefico della città santa (CBCS)
il 15 settembre 1973, col nome d'ordine di Eques ab insula viride.
Muore a Parigi nel 1978, lo stesso anno della rivoluzione iraniana, preoccupato
per la situazione che nel giro di pochi mesi avrebbe portato all'instaurazione
della Repubblica islamica in Iran.
Temi come quello della conoscenza e del racconto visionario, del mondo
immaginale e dell'immaginazione creativa, intesi come facoltà
teofaniche,
del corpo spirituale e della terra celeste, dell'Angelologia
e del dramma che si svolge nel cielo, sono creazioni intellettuali il cui
sviluppo non ha equivalenti nella tradizione filosofica occidentale, sulle quali
si fonda ciò che Corbin chiama una filosofia profetica, basata sull'ermeneutica
spirituale del Libro, che trova il proprio equivalente cristiano più prossimo in
Jakob Böhme.
Questa filosofia profetica va considerata come una teosofia capace di
riconciliare le facoltà visionarie dell'uomo con quelle razionali.
L'opera di Corbin supera inoltre l'esegesi storica ed acquisisce una nuova
dimensione, quando considera questa tradizione come un possibile riparo contro
il pericolo mortale per la spiritualità costituito dalla secolarizzazione e
dalla desacralizzazione, pericolo del quale il nichilismo occidentale sembra
rappresentare il termine ultimo.
Per Corbin, l'esoterismo sciita non è da meno dell'esoterismo abramico, di cui è
anzi uno dei culmini, e possiede una forza propositiva sempre valida, capace di
trarre la ricerca spirituale fuori dal vicolo cieco metafisico rappresentato dai
sistemi teologici dogmatici i quali, reificando Dio, ne fanno l'idolo metafisico
(l'Essere supremo) contro il quale si scaglia l'ateismo dopo l'indebolimento del
potere temporale delle Chiese.
L'opera di Corbin prosegue attraverso il suo allievo Christian Jambet che, pur
senza rimetterla in questione, ha mostrato come, accanto a questo filone
esoterico, la tradizione sciita comportasse anche un kalām, cioè una teologia
dogmatica di cui non si può non tener conto quando si vuol comprendere le
origini del settarismo e del fondamentalismo dei quali la rivoluzione iraniana è
la più recente manifestazione.
L'alchimia come arte ieratica, 2001,
Aragno.
Corpo spirituale e Terra celeste. Dall'Iran mazdeo all'Iran sciita, 1986,
Adelphi.
Storia della filosofia islamica. Dalle origini ai giorni nostri, 1991, Adelphi.
L'immaginazione creatrice.
Le radici del sufismo, 2005, Laterza.
L'Immagine del tempio,1983, Boringhieri.
L'uomo di luce nel sufismo iraniano, 1988, Edizioni Mediterranee.