Il Significato Esoterico
dell'Equinozio d'AutunnoAmalgama di articoli a cura di
IniziazioneAntica La
parola “equinozio”
deriva dal latino e significa “notte uguale” al giorno. Gli equinozi di
marzo e settembre sono i due giorni dell’anno nei quali hanno inizio
primavera e
autunno. In questo giorno, il 22 Settembre, il Sole passa allo zenit
all’equatore, sorge al polo sud, tramonta al polo nord e la giornata dura
esattamente 12 ore in tutto la terra.
L’Agricoltura e l’Astrologia
furono da sempre strettamente legate e i culti degli dei astrali hanno
sicuramente origine nell’osservazione dei mutamenti della Natura in
connessione al ritorno di particolari asterismi nel Cielo. Per ingraziarsi
la benevolenza delle divinità che potevano garantire il ritorno della
fertilità e il successivo raccolto l’uomo arcaico cominciò a maturare l’idea
della necessità di dover sacrificare qualcosa. Questo sentimento sacrificale
prese col tempo la forma di diversi culti e ritualità e permeò la sacralità
dei popoli per millenni. Ancora oggi nelle pratiche delle attuali religioni,
nelle credenze e nelle tradizioni popolari permangono ritualità connesse
all’idea di sacrificio che hanno origine nei culti agrari e ancor prima nel
sentimento d’incertezza che l’avvicinarsi del buio e dell’inverno generava
sin dall’origine nell’uomo.
Il precipitare del Sole nella stagione invernale e il non poter prevedere o
controllare direttamente il suo ritorno generò nell’uomo arcaico non solo
l’ansia di ciò che poteva accadere ma anche il senso di forze cosmiche ed
invisibili che governavano silenti il mondo fenomenico. Per questo molti
aspetti che riguardano l’Equinozio d’Autunno hanno a che fare con la presa
di coscienza del mondo invisibile e occulto che esiste parallelamente a
quello visibile e tangibile e delle forze che lo governano. “Il mondo dei
Morti” si fa dunque sempre più palese nella coscienza dell’uomo agricoltore
man mano che l’inverno avanza e con esso l’incertezza della sussistenza
della vita.
Diffuse nel periodo Equinoziale sono per questo tutte le operazioni e i
rituali che riguardano altresì la previdenza e il bilancio. Tutte le
celebrazioni che sono connesse con la ruota dell’anno, come le feste che si
svolgono intorno agli equinozi e ai solstizi, hanno origini agricole.
L’Agricoltura stessa si configura sin dall’inizio come una serie di rituali
attraverso i quali l’uomo prende coscienza prima del succedersi delle
stagioni e delle forze invisibili che governano la fertilità del suolo, poi
della possibilità di interagire con la terra stessa attraverso il lavoro
agricolo. Con il suo lavoro l’uomo è cosciente sin dall’inizio di interagire
con le forze della natura modificandole attraverso il proprio ingegno…
perciò tutti i rituali che hanno carattere di
sacrificio, e che si svolgono in special modo durante la fine del ciclo
agricolo e durante il riposo invernale, hanno anche il significato di
ringraziamento alla terra e alle divinità che governano il raccolto e
possono garantire quello del ciclo successivo.
Numerose sono le usanze che ancora si tramandano nelle campagne associate a
questo tipo di ringraziamento e di sacrificio e sono propiziatorie per
ingraziarsi le potenze occulte che governano la fertilità del suolo. Ad
esempio quello di lasciare qualche spiga sul terreno al termine dell’ultimo
raccolto di agosto, di non consumare l’ultimo covone o di spargere un po’ di
cereali a terra nel granaio durante l’immagazzinamento delle provviste.
Questi doni sono all’origine per la madre terra, per la divinità che governa
il campo o per i morti e gli avi che possono interagire garantendo la
prosperità del nuovo anno. Infatti anche i morti hanno lo stesso destino dei
semi e a loro appartiene il mondo ctonio dove la vita finisce e ricomincia,
essi lo conoscono perché come i semi vi sono stati deposti e possono
intercedere per i vivi.
Tutte le cultualità che vanno dall’Equinozio di Autunno al Solstizio
d’Inverno hanno a che fare con il mondo oscuro del buio, dei morti,
dell’aldilà presso cui i vivi non possono agire direttamente se non con una
presa di coscienza della dimensione invisibile che esiste parallelamente
alla vita contingente. La celebrazione dell’Equinozio d’autunno ha perciò un
carattere meditativo anche se non passivo, di bilancio e di presa di
coscienza che ci proietta verso il ringraziamento, la speranza e l’attesa
per un nuovo ciclo propizio.
Una delle celebrazioni più solenni che si effettuavano durante questo
periodo riguarda i
Misteri
Eleusini antichissime ritualità che si svolgevano in
Grecia e
che avevano lo scopo di celebrare l’eterno ritorno della vita e della
prossima primavera. Essi erano infatti direttamente associati al culto di
Demetra
e alla leggenda del rapimento della figlia
Persefone
da parte di Ade,
dio delgli
Inferi,
vicenda che avrebbe dato origine al succedersi perenne della stagione
luminosa e calda, e di quella buia e fredda.
In realtà questi culti rivelano anche come l’osservazione dei cicli naturali
attraverso il lavoro agricolo avesse portato all’uomo una nuova speranza di
vita oltre la morte. Scrive
Mircea Eliade: “
[...] le più importanti sintesi mentali uscirono da questa rivelazione
(l’agricoltura): la vita ritmica, la morte intesa come regressione. [...]
Nella mistica agraria preistorica sta una delle principali radici
dell’ottimismo soteriologico: precisamente come il seme nascosto nella
terra, il morto può sperare in un ritorno alla vita sotto nuova forma.”
Associati all’idea di morte e di trasformazione delle forme vitali
attraverso la loro rinascita sono poi tutti i rituali che riguardano o
coinvolgono le operazioni di raccolta, spremitura, fermentazione del vino,
analogia del ciclo vita-morte-trasmutazione o passaggio ad una nuova vita.
Il ciclo dell’uva e la trasformazione in vino ricordano infatti la vita
transustanziata in nuove forme, per questo il vino ricorre spesso anche
nella simbologia cristiana come sangue di Cristo, ovvero essenza che
contiene lo spirito imperituro della vita. Proprio per questa connessione
con le operazioni di produzione del vino, la vite venne già anticamente
associata all’Albero
della vita capace di collegare i due mondi e di attraversare le
dimensioni garantendo lo scorrimento delle energie vitali.
Connessa ai significati dell’Equinozio è anche la festa dell’Arcangelo
Michele ancora celebrata nelle campagne in molte regioni dell’Europa,
specialmente nel sud dell’Italia. Arcangelo legato alla forza solare e al
vigore marziale, Michele diviene sinonimo della volontà necessaria ad
attraversare il buio della stagione invernale, della promessa e della
speranza. Egli appare infatti nell’iconografia cristiana come difensore
della Luce che con una spada in mano abbatte un mostro tellurico accasciato
ai suoi piedi e simbolo delle forze ctonie del male. Nonostante dunque in
questo momento dell’anno il vigore fisico della natura si affievolisca
l’Arcangelo Michele, festeggiato il 29 settembre, è un appello al coraggio,
alla forza, alla sconfitta della paura che cresce con l’approssimarsi del
buio e della stagione fredda. Egli rappresenta perciò la forza interiore di
ognuno, capace di attraversare l’Abisso per ricominciare un nuovo ciclo.
Nella memoria di queste antiche popolazioni l’Equinozio autunnale veniva
festeggiato col nome di
Mabon: il
giovane dio della vegetazione e dei raccolti. Mabon, indicato col nome di
Maponus nelle iscrizioni romano-britanne, è il figlio di Modron, la Dea
Madre: rapito tre notti dopo la sua nascita, venne imprigionato per lunghi
anni fino al giorno in cui venne liberato dal Re Artù
e dai suoi compagni. Il suo rapimento è l’equivalente celtico del rapimento
greco di Persefone: un simbolo evidente dei frutti della terra che sono
immagazzinati in luoghi sicuri e poi sacrificati” per dare la vita agli
uomini.
Mabon è il tempo dell’Acqua, l’elemento corrispondente a questa porta
cardinale, l’elemento dell’Ovest: legato alle emozioni, all’anima, ai
sentimenti. E’ il tempo dell’abbandono: nel fluire del fiume che scorre, nel
fluire del tempo simboleggiato dal fiume: è il tempo dell’abbandono del
passato, di ciò che è stato, di ciò che ero e sono stato. E’ il tempo
dell’accettazione dei frutti: non sempre le stagioni ci regalano ciò che
abbiamo seminato. Ci sono anni in cui si mangiano tante zucchine, altre dove
i pomodori non sappiamo più dove metterli e non riusciamo ad assaggiare
neppure una zucchina. L’accettazione dei frutti ci insegna ad accogliere
quello che la Terra ci dona affidandoci al suo buon senso, imparando a
godere di ciò che si ha anzichè vivere lamentandosi per ciò che ci manca. Il
potere dell’Acqua, dell’Ovest, di Mabon, è questo: l’abbandono al tempo;
l’accettazione del raccolto; la purificazione per prepararsi alla
Trasformazione.
Celebrare Mabon
Il tema è bilanciare le polarità, quindi fate qualcosa a proposito
dell’equilibrio della vostra vita. Gli elementi maschili e femminili della
vostra personalità hanno bisogno di un uguale rispetto ed espressione. La
notte di Mabon, quando le ore di luce e le ore di oscurità sono equivalenti,
è una notte per onorare l’equilibrio della Dea e del Dio e l’armonia della
materia e dello spirito, celebrando non solo la vita spirituale del mondo
prossimo, ma anche la fisica di questo mondo.È quando possiamo fermarci,
rilassarci e apprezzare i frutti dei nostri personali raccolti.
È un periodo per porre fine ai vecchi progetti mentre ci prepariamo al
periodo dell’anno di riposo, rilassamento e riflessione. Il lavoro magico
dovrebbe essere di protezione, prosperità, sicurezza e fiducia in sé stessi.
Mabon è considerato tempo dei misteri. Le decorazioni tipiche di questo
periodo dell’anno includono anche la
cornucopia, ovvero il corno dell’abbondanza, ricolmo e straripante dei
frutti dell’anno, a significare in modo simpatetico l’abbondanza dei doni
della Madre. Durante il rituale si possono invocare gli elementi
singolarmente e riconoscerli, ringraziandoli, per le loro influenze
benefiche. Salutateli innalzando il calice per ognuno di essi: “Alla Terra:
per la stabilità, per l’aiuto nel mantenere la casa, la salute, il lavoro ed
il benessere. “All’Aria: per l’ispirazione che aiuta nella conoscenza e
nella comprensione. “Al Fuoco: per l’energia che aiuta a sostenere la spinta
dell’ambizione di cui necessitiamo per portare a termine i nostri progetti.
“All’Acqua: per lo scorrere gentile che aiuta a mantenere la calma e
l’equilibrio emotivo nei rapporti."
La Dea appare in veste di Madre dell’Abbondanza, Madre della Terra e Regina
del raccolto. Il Dio è visto come Mabon, il Padre del Cielo, Re del Grano e
Signore del raccolto. Il Signore e la Signora regnano sulle celebrazioni del
ringraziamento che inizia al tramonto e perdura per tutta la notte. Fonte: Il cerchio della lunaLa
morte annuale della natura e il risveglio delle forze interiori di volontà
si bilanciano nell’equinozio d’autunno. Esso segna un’inversione di polarità
nella manifestazione delle forze divine, che nei mesi precedenti si erano
espresse principalmente nelle forme della natura, nella luce trionfante del
giorno e che ora incominciano a pervadere la libera volontà dell’uomo.
Quando la luce del mondo declina, l’uomo inizia a percepire sé stesso come
portatore di una luce invisibile, non soggetta a tramonto. In tal senso il
“dramma spirituale” dell’equinozio ricapitola e sintetizza la vicenda della
storia sulla terra: fine dell’età dell’oro, oscuramento del divino nella
natura, sorgere dell’autocoscienza, senso individuale di solitudine cosmica
e di responsabilità.
Quel sentimento di malinconia, suggerito dalle foglie che ingialliscono e
cadono, deve essere energicamente bandito. La nostalgia del passato, il
lamento “tradizionalista” non si addicono all’uomo nobile (all’“arya”):
egli sa che nel cosmo ciò che declina e muore è bilanciato secondo giustizia
da ciò che sorge e si afferma. Nell’equinozio di autunno si celebra
l’affermazione della volontà, la capacità “faustiana” di porsi obiettivi e
di perseguirli.
L’elemento alchemico dell’autunno è il Ferro: al ferro materiale che ha
forgiato la nostra civiltà tecno-industriale deve corrispondere il ferro
spirituale della volontà, concretamente – e razionalmente – esercitata. Gli
Dei benedicono l’azione concreta, la volontà che si afferma in progetti ben
definiti o che si volge alla formazione di sé (alla Bildung).
In autunno, gli spiriti di natura fanno ritorno alla Terra. Aspirati alle
radici del terreno si sottopongono alle forze della gravità. La festa
d’estate svanisce, ma nell’animo dell’uomo libero non vi è spazio per la
malinconia. Quando la natura si spegne bisogna volgersi alla coscienza di
sé. La festa dell’equinozio che apre l’autunno è la festa dell’autocoscienza
forte e libera, è la festa dell’iniziativa piena di energia, della
liberazione da ogni timore e da ogni condizionamento dell’animo. Quando la
natura esteriore si spegne e la vegetazione appassisce, cresce in compenso
tutto ciò che si lega all’iniziativa interiore. Forze di volontà si
liberano, l’Anima
del Mondo esorta l’individuo a diventare più coraggioso.
Nel giorno dell’equinozio si celebra la festa del forte volere. Al
culmine dell’estate erano divenuti visibili i grandi stormi meteoritici che
contengono il ferro cosmico. Quel ferro piovuto dal cielo in direzione della
terra contiene l’arma degli Dei contro il drago-Ahrimane che vuole rubare
agli uomini la luce animica, avvincendoli tra le sue spire. Allora il sangue
umano si pervade di ferro: milioni di sfavillanti meteore turbinano nel
sangue donando all’organismo l’energia per combattere ogni paura, ogni
terrore, ogni forma degradante di odio. Come il volto dell’uomo quando corre
diventa rosso vermiglio, così il corpo sottile dell’uomo irradiato di ferro
cosmico comincia a emanare energia.
Nelle antiche mitologie ricorrono figure di divinità solari, giovani
divinità dorate che abbattono un drago o un serpente che sale dalle viscere
della terra. Quando le giornate di autunno si rabbuiano e si rinfrescano,
quando cadono le foglie e le prime piogge, evoca nella fantasia queste
figure divine mentre abbattono il drago: esse sono il simbolo della
autocoscienza vittoriosa, che si sveglia dal sonno dell’estate, pronta a
realizzare con decisione i propri obiettivi.
Si immagini il drago, il cui corpo è formato dalle correnti sulfuree che
salgono dalla terra accaldata d’estate: queste correnti gialle e
azzurrognole formano le squame, le placche, le spire del drago. Ma ecco sul
drago librarsi il dio dal volto di sole: egli brandisce la spada, in una
atmosfera satura di saettanti stormi meteoritici. In virtù della luce dorata
irradiante dal cuore del dio le meteoriti si fondono in una spada di ferro,
che penetra nel corpo dell’antico serpente e lo distrugge. Alimenta con
l’immaginazione la corrente che scorre dalla testa verso l’organismo, verso
il basso: come uno stormo di meteoriti dal cielo stellato piove sulla terra,
così una cascata di energia si riversa dal capo al cuore e seguendo le vie
del sangue giunge agli organi e agli arti. Ovviamente all’immaginazione deve
accompagnarsi l’azione: se qualcosa è in disordine deve essere ordinato, se
qualcosa era stato lasciato in sospeso ora deve essere portato a termine, se
qualche timore irretisce il nostro animo bisogna mettersi alla prova e con
accortezza superare il timore, se ancora qualche fede, qualche credenza
domina l’anima è tempo di dissolverla con la forza della razionalità, se
qualche malumore aveva offuscato il rapporto con una persona è tempo di
chiarire le cose con cordialità e amore. Così, agendo con energia, si onora
lo Spirito dell’Autunno, tanto simile all’Arcangelo Solare venerato dagli
antichi Persiani.
Tutta la nostra civiltà è costruita col ferro. Da quando i nostri antenati
irruppero da Nord sui loro carri di battaglia brandendo asce di ferro, la
nostra civiltà ha trasformato il volto della terra battendo il ferro,
forgiando l’acciaio. Si pensi agli aerei che sfrecciano in cielo, ai ponti
sospesi tra le sponde, alle strade ferrate, alle grandi navi. Grazie
all’elemento del ferro si afferma il dominio della tecnica. Ma ciò che sulla
terra si manifesta come ferro, nell’interiorità dell’uomo si esprime come
volontà. Per questo si dice: “volontà di ferro”.
Nell’aria dell’autunno, quando le piogge spazzano via la sensualità
dell’estate, si compie un processo alchemico: Ferro scaccia Zolfo. La
corrente di ferro, fredda e metallica, che piove dal cielo smorza la
corrente sulfurea che era fuoriuscita dalle viscere della terra nei mesi
caldi d’estate. Respirando la fresca aria dell’autunno l’uomo prende parte a
questo processo. Bisogna percepire questa corrente alchemica e alimentarla
con la volontà. La divinità solare dallo sguardo metallico, col suo gesto
indicante accompagna l’uomo nel cambio di stagione.Fonte: centrostudilaruna