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ricerche a cura del dott. Luigi Braco
L'Esoterismo di Fernando Pessoa
Fernando António Nogueira Pessoa, Lisbona, 13
giugno 1888 – Lisbona, 30 novembre 1935, è stato un poeta, scrittore e aforista
portoghese.
È considerato uno dei maggiori poeti di lingua portoghese, e per il suo valore è
comparato a Camões. Il critico letterario Harold Bloom lo definì, accanto a
Pablo Neruda, il poeta più rappresentativo del XX secolo.
Avendo vissuto la maggior parte della sua giovinezza in Sudafrica, la lingua
inglese giocò un ruolo fondamentale nella sua vita, tanto che traduceva,
lavorava, scriveva, studiava e perfino pensava in inglese. Visse una vita
discreta, trovando espressione nel giornalismo, nella pubblicità, nel commercio
e, principalmente, nella letteratura, in cui si scompose in varie altre
personalità, contrassegnate da diversi eteronimi. La sua figura enigmatica
interessa gran parte degli studi sulla sua vita e opera, oltre ad essere il
maggior autore della
eteronimia.
Morì a causa di problemi epatici all'età di 47 anni nella stessa città dov'era
nato. L'ultima frase che scrisse fu in inglese "I know not what tomorrow will
bring... ", e si riportano come le sue ultime parole (essendo molto miope)
"De-me os meus óculos!" (Datemi i miei occhiali).
Egli stesso scrisse la sua autobiografia.
Pessoa e l'Occultismo
Fernando Pessoa possedeva legami con l'occultismo e il misticismo, con la Massoneria e con i Rosa+Croce - benché non si conosca alcuna affiliazione concreta in una loggia o fraternità di queste organizzazioni - difese pubblicamente le organizzazioni iniziatiche sul quotidiano "Diario di Lisbona" del 4 febbraio 1935 contro gli attacchi della dittatura dell'Estado Novo di Salazar. Uno dei suoi poemi ermetici più noti e apprezzati nei circoli esoterici si intitola "No Túmulo de Christian RosenKreutz"
Sulla Tomba di Christian RosenKreutz
I - “Quando, risvegliati da
questo sonno, la vita,
/ Sapremo ciò che siamo, e ciò che è stata / Questa
caduta fino al corpo, questa discesa / Fino alla notte,
che a noi l’Anima ostruisce, / conosceremo allora
tutta la nascosta / verità di chi è tutto che esiste o
fluisce? / No: neppure nell’Anima libera è conosciuta
... / Né Dio, che ci creò, in Sé la include. / Dio è
l’Uomo di un Dio maggiore: / Adam Supremo, che
cadde; / Nostro Creatore, anche lui / fu creato e la
Verità gli morì... / da oltre l’abisso, Spirito Suo, La
vede; / qui non ha nel Mondo, Corpo Suo.
II - Ma prima era il Verbo, qui perduto / quando
l’Infinita Luce, già spenta, / dal Caos, piano
dell’Essere, fu alzata / in Ombra, e il Verbo assente
oscurato. / Ma se l’Anima sente la sua errata forma,
/ in sé che è Ombra, vede infine riflesso, / il Verbo
di questo Mondo, umano e unto, / Rosa Perfetta, in
Dio crocifissa. / Allora, signori della soglia dei Cieli,
/ potremo cercare oltre Dio / il segreto del Maestro e
il Bene profondo; / non soltanto qui, ma già in noi,
risvegliati / nel sangue attuale di Cristo, infine liberati
/ dal Dio che muore alla generazione del Mondo.
III - Ah, ma qui, dove irreali erriamo, / dormiamo
ciò che siamo, e la verità, / anche se alla fine in
sogno la vediamo, / vediamola perché in sogno, in
falsità. / Ombre cercando corpi, se li troviamo / come
sentire la loro realtà? / Con mani d’ombra, Ombre,
che tocchiamo? / Nostro tocco è assenza e vacuità. /
Chi da quest’Anima chiusa ci libera? / Senza vedere,
udiamo oltre la stanza / dell’essere: ma come, qui, la
porta aperta? / Calmo nella falsa morte a noi offerto,
/ il Libro chiuso messo contro il petto, / Nostro
Padre Rosaecroce conosce e tace”.
Aveva l'abitudine di richiedere e produrre egli stesso consultazioni
astrologiche, grazie anche alla certezza della sua data e ora di nascita.
Una volta, leggendo una pubblicazione del famoso occultista inglese Aleister
Crowley, Pessoa vi trovò alcuni errori, e scrisse all'autore perché li
correggesse. Crowley fu impressionato dalle conoscenze di Pessoa e, amando molto
viaggiare, arrivò fino in Portogallo per incontrarlo. Con lui vi era una
giovanissima artista tedesca, Hanni Jaeger, che in seguito corrispose anche con
Pessoa. L'incontro fu cordiale, e terminò con il famoso affaire della
"Boca do
Inferno", nel quale Crowley inscenò con l'aiuto di Pessoa il suo finto suicidio.
Le prime testimonianze scritte di tali
interessi risalgono al 1906. Le ritroviamo in alcuni testi poetici e nel
quaderno di appunti del suo eteronimo Alexander Search, dove sono espliciti i
riferimenti all’alchimia, l’occultismo e la filosofia ermetica. Ma fra gli oltre
venticinquemila documenti che costituiscono lo spoglio Fernando Pessoa
nella Biblioteca Nazionale di Lisbona sono tanti i materiali relativi agli
interessi esoterici del Poeta. In essi è costante il riferimento alla tradizione
ermetica della Chiesa gnostica, che trasmessa in modo occulto ai Cavalieri del
Tempio, si sarebbe perpetuata, dopo il loro scioglimento, nell’Ordine di Cristo,
nei Rosacroce e nei vari rami della Massoneria europea.
Secondo Silvano Peloso, che ha curato la raccolta "Pagine Esoteriche" del poeta
portoghese, il rapporto di Pessoa con la tradizione teosofica e occultista va
visto anche “alla luce di un rinnovato interesse per il filone
mistico-visionario e profetico della tradizione letteraria portoghese: dal
platonismo esoterico di certa lirica di
Camões alla grande oratoria barocca di
António Vieira, fino a quel simbolismo saudosista novecentesco che, almeno nella
versione di Pessoa, reinventando in forme inedite il passato, fornisce a questa
poesia un nuovo e più ampio respiro”. La stessa
profezia del
Quinto Impero, cuore dell’utopia profetica portoghese, acquista
così una prospettiva nuova.
Non a caso, nell’opera "Mensagem", scrive ancora Peloso, Pessoa allude “a un
cammino iniziatico numerologicamente illustrato già dalle otto lettere che
compongono il titolo: queste, come lo stesso Pessoa spiega nei suoi appunti,
corrispondono alle otto lettere della parola Portugal, e rappresentano non solo
il numero dell’armonia, ma anche le otto punte della croce templare,
perfettamente espressa nella pianta ottagonale del
convento fortezza che i
Cavalieri del Tempio edificarono a Tomar. E quando nel 1317 il re D. Dinis (che
proprio per questo Pessoa collocherà nel pantheon dei re-eroi della tradizione
portoghese) salverà quel che restava dell’Ordine dalla distruzione totale,
inglobandolo nel nuovo ordine di Cristo, la croce delle otto beatitudini passerà
sulle vele delle caravelle più tardi lanciate nella grande avventura delle
scoperte.
L’ordine di Cristo erede e continuatore dell’Ordine del Tempio, si
avviava così a realizzare sulla terra la missione ecumenica di cui san Bernardo,
D. Dinis e l’Infante D. Henrique erano stati i principali interpreti, e che
troverà poi un ulteriore seguito nel sogno profetico e nella grandezza
visionaria di quell’António Vieira, definito da Pessoa «l’imperatore della
lingua portoghese»”.
Roberto Vecchioni parla di Fernando Pessoa - Play Video
Il poeta riscopre, quindi, nelle sedimentazioni oscure del pensiero esoterico l’eco delle attese profetiche e dei millenarismi di una memoria storica portoghese mai del tutto sopita, ma reinventa la tradizione ermetica spingendosi oltre la tentazione di un misticismo storico di carattere nazionalista, per aspirare a un traguardo più segnatamente filosofico-esistenziale. “Attraverso la profezia del Quinto Impero, - scrive Giulia Lanciani - Mensagem si inscrive nella corrente profetica, quella che di fatto corrisponde ad una identificazione collettiva e di senso positivo. Ma la sua profezia nasce dal sogno e dalla meditazione ed annuncia un Impero di tipo nuovo, spirituale”. Se è vero, infatti, che il recupero in chiave mistico-simbolica della storia del Portogallo assume il significato di un “sogno” impossibile che riscattasse il destino di un paese oppresso dal salazarismo, per Pessoa diventa il pretesto per ricercare le radici di quella «tradizione segreta del cristianesimo» contrapposta alla Chiesa di Roma, e identificata con il dialogo e con l’apertura a tutte le religioni e tradizioni. I Cavalieri del Tempio, infatti, nonostante le guerre e le forti contrapposizioni, erano entrati in stretto contatto con l’esoterismo islamico, il cabalismo giudaico, lo gnosticismo neoplatonico e il cristianesimo giovanneo. E’ questa ampia prospettiva filosofico-religiosa, accostata alla teosofia, che Pessoa fa propria, riconoscendo alla letteratura e al linguaggio letterario, crocevia fra culture e saperi diversi, il compito di “creare punti di contatto, possibilità di relazioni e scambi fra mondi anche molto distanti”. E’ il percorso della tradizione ermetica, la “ricerca di quel «sincretismo dei pagani e degli occultisti» che, - continua Peloso - fondendo «l’intelligenza analogica e quella razionale», è alla base dell’interpretazione delle profezie e dei simboli a partire da quel grande «trattato di Alchimia scritto in cifra trascendentale» che è rappresentato dalla Bibbia, il Paradigma per eccellenza”.
Il sogno alchemico di riunificare la materia e lo spirito esprime, nel
linguaggio oscuro dei simboli, l’unione dell’intelligenza materiale e di quella
spirituale, i due poteri della Forza, i due lati della conoscenza: da un lato la
scienza, la ragione, la speculazione intellettuale, dall’altro la conoscenza
occulta, l’intuizione, la speculazione mistica e cabalistica. In questo ambito,
Pessoa riconosce alla creazione letteraria un ruolo essenziale, la ricerca di
quella Parola Perduta, di quella scrittura magica che portasse «all’elaborazione
di una lingua nuova in grado di esprimere e spiegare la natura di tutte le cose
simultaneamente», e della quale avevano parlato i Rosacroce. Conclude Silvano
Peloso che “Pessoa poteva così procedere a una riabilitazione del ruolo
fondamentale svolto dall’immaginazione (e quindi anche dalla letteratura)
all’interno di una scienza che, se è veramente tale, non può essere considerata
in senso ristretto e limitativo, ma deve venir vista nella « complessità » delle
relazioni in cui vive”. Un orizzonte poetico e teorico quello di Pessoa poco
esplorato, ma nel quale è possibile cogliere alcune sorprendenti analogie in
campo scientifico. Il principio di indeterminazione di Heisenberg (1927) e il
teorema di Gödel (1931) sulla indefinibilità dei sistemi formalizzati (Pessoa
era giunto alla stesse conclusioni riguardo alla matematica) sono dei validi
esempi in tal senso, così come le più recenti teorie probabilistiche, quelle dello
sviluppo dei sistemi non lineari, del caos deterministico, fino ai primi passi
delle «teorie della complessità».
Si rimanda inoltre all'interessante studio
"Pessoa e l’Esoterismo" di
Rosangela Silva Feitosa
Statua di Pessoa al Chiado - Café Brasileira
Bibliografia
Imminenza dell'Ignoto, trad. e note di Luigi Panarese, Milano, Ed. Accademia, 1972, 337 pp. O Último Sortilégio, trad. Carmen Radulet, "Quaderni Portoghesi", nº 2, autunno 1977, p. 108. Una sola moltitudine, 2 volumi, a cura di Antonio Tabucchi e Maria José de Lancastre, Milano, Adelphi, 1979 (portoghese/italiano) Due racconti del mistero, trad. Amina Di Munno, Genova, Herodote Ed., 1983, 74 pp. Il libro dell'inquietudine di Bernardo Soares, a cura di Maria José de Lancastre, Milano, Feltrinelli, 1986. Lisbona: quello che il turista deve vedere, Roma, Voland, 2011. Pagine esoteriche, a cura di Silvano Peloso, Adelphi edizioni, Milano, 1997, 236 pp. E molti altri ... si rimanda a Wikipedia per un approfondimento.Riferimenti Utili: Museo - Casa di Fernando Pessoa - Poesie di Fernando Pessoa - Pessoa su Treccani
Alcune Note su Lisbona città Esoterica
"Le origini della complessa fondazione del
Portogallo,
che intreccia guerre e senso del commercio in un spirito forse dettato dalle
tentazioni di un oceano qui compagno della quotidianità, si intessono alle
matrici esoteriche di un Ordine antico: i
Templari, emersi da un Occidente in cerca della Gerusalemme dorata, messi in
ginocchio per poi risorgere con abito nuovo. Quando lo Stato Cattolico
Portoghese sorse, indossando le nuove fulgide vesti dagli spettri delle armature
perse nei campi da battaglia, comparve anche la complessa mappa di
fortificazioni militari e castelli edificati contro i Mori invasori dai
Templari, il cui nome si mutò in
Ordem de Cristo dopo la fuga dalla Francia. Oggi ad Almourol, Pombal, Soure
o Idanha la Velha rimangono ombre silenziose che per secoli si aggirarono nei
corridoi bui, ma è
Tomar, un piccolo comune non distante da Lisbona, a palpitare dei sussurri
più segreti. Un lungo acquedotto composto da 180 archi attraversa le campagne
bruciate dal sole disegnando la strada verso l’intricato labirinto di edifici
del
Convento dell’Ordine di Cristo di Tomar, le cui epoche si sovrappongono
le une alle altre attraverso rifacimenti e modifiche dal XII al XVIII secolo,
molte delle quali non esistono più. Posto su sette colline sulle rive del Nabao,
affluente del Tago, questo luogo vive di un sistema di riferimenti simbolici la
cui interpretazione spesso sfugge irrimediabilmente, persa in un codice di cui
non possediamo più le chiavi. E’ una roccia quasi nascosta a recitare l’emblema
di una sacralità che giunge da lontano, genius municipi: utilizzato come pietra
di fondazione dell’angolo sudovest, l’altare sembra ricondurre gli spiriti degli
dei latini testimoniando la preziosità di una costruzione che trae se stessa da
un misticismo ben più antico. Il ricercatore ed ex direttore della struttura
Álvaro José Barbosa mi racconta con generosità questi ambienti vuoti rendendoli
colmi di presenze vive, spalancando le porte nascoste di pertugi introvabili se
non alla mano più esperta, come una scala all’interno di una colonna, che dalla
Charola, chiesa circolare edificata a somiglianza del Santo Sepolcro di
Gerusalemme, dove i monaci guerrieri assistevano alla messa in sella ai loro
cavalli, conduce fino alle campane e al tetto, dove nodi e fiori di pietra
celano un linguaggio occulto. Dopo la visita al convento, la tasca Casa
das Ratas al 6 di Rua Dr. Joaquim Jacinto, è il luogo perfetto dove
ristorare i sensi: mentre il solleone imperversa, assaporate la frescura di
questa "bodega" dove assaggiare vini profumati, carne e le delizie di una cucina
tradizionale che promette sorprese. Non distante da qui incontrerete il Museu
Luso Hebraico Sinagoga De Tomar, la sinagoga del monastero: esile superstite del
cinquecentesco quartiere ebraico e simbolo della profonda connessione tra la
scienza dei Templari e la
Kabbalah
ebraica. Poco lontano ecco Santa Maria Oliveira, una piccola chiesa
all’apparenza anonima che racchiude la tomba del Gran Maestro, in un silenzio
rarefatto. Leggende narrano che esista un percorso segreto utilizzato dai monaci
in caso di pericolo, che da Santa Maria Oliveira raggiungerebbe il monastero:
una strada sotterranea, il cui ingresso si troverebbe all’interno della
pavimentazione. Un condotto celato nei secoli e che pure non valse a proteggere
l’Ordem de Cristo dalla sua dissoluzione, nonostante si racconti che ben lungi
dallo scomparire, i Templari avessero incontrato l’ultima metamorfosi rinascendo
dalle ceneri di se stessi, nel nuovo orizzonte di un Portogallo in viaggio verso
le grandi scoperte del XV secolo. Enrico il Navigatore, principe e Gran Maestro
dell’Ordine insieme ai Templari, cacciati da un territorio in procinto di
cancellarne la presenza, elesse le navi a dimora, finanziando i viaggi per mare.
Antiche storie mormorano che fosse questo l’autentico spirito del Santo Graal:
l’utopico sogno di una pace condivisa in tutto il mondo, attraverso un giro del
mondo durante il quale dialogare con ogni popolo della Terra.
Balzando sul tram 28 si vede il
Castello di São Jorge che riposa pacifico nella sera, mentre la città
palpita saudade fra case che hanno finestre piccole e diseguali incorniciate di
colore come lo sguardo intenso di trucco e lacrime delle spose di fronte al
mare, in attesa di giovani marinai poco votati alla famiglia.
Se anche voi siete guidati dall’inquietante brivido del mistero recatevi nel
cuore del quartiere Rossio e scattate una foto all’elegante facciata del Teatro
Nazionale: nonostante la quiete apparente qui ebbe sede il Tribunale
dell’Inquisizione. Fra questi palazzi dalle facciate nobili si eleva una storia
sordida, sepolta da un sangue che grida in silenzio, inascoltato come solo
possono esserlo le voci di chi si perde, tragicamente quanto senza possibilità
di ritorno, nella clessidra della Storia, come le anime dei dissidenti
imprigionati tra le mura della
Torre di
Belem, nei pressi del vicino
Monastero dos Jerónimos che ospita inoltre un museo archeologico.
Dall’altra parte del Rossio si nasconde la duecentesca Chiesa di San Domenico,
un edificio gotico all’apparenza silente che cela il dramma della prima
persecuzione della comunità ebraica, nel 1506. Voglia di una gita fuori porta?
Sintra
dista una quarantina di minuti di treno da Lisbona: da secoli considerata la
residenza estiva delle famiglie più nobili del Portogallo, questa cittadina
ancora oggi sembra incedere ricca di una grazia inconsueta. Puntate la direzione
della vostra bussola verso
Quinta de Regaleira: farete felici i vostri bambini, ma anche il vostro
gusto per la meraviglia. Labirinto di stanze e giardini in fiore, questa casa
venne affidata dal proprietario, un eccentrico e ricco portoghese,
all’architetto cremasco Luigi Manini. Carvalho, che qui visse insieme
all’amatissima moglie e i numerosi figli, aveva escogitato per la progenie una
sorta di lezione en plein air tramite un percorso in un metaforico avvio alla
strada verso la conoscenza. In questo parco vividamente verde due corridoi
portano a un vicolo cieco, simbolo dell’allontanamento da se stessi e della
perdita. Il segreto della salvezza? Sapersi affidare all’ascolto. Un flebile
suono di vita conduce infatti alla terza strada, l’uscita dalla grotta della
psiche nella luce del sole, che un tempo, al termine del corridoio, appariva in
una cortina d’acqua oggi scomparsa. Le leggende raccontano che nel parco di
Palácio da Regaleira il proprietario avesse fatto costruire questi edifici dal
simbolismo complesso in una sorta di mappa mistica, che alcuni affermano
connessa allo spirito templare nonché alla Massoneria. La roccia intrisa di una
Storia che stento a decifrare mi conduce al
Palacio da Pena, costruito sulle rovine di un antico monastero
geronimita da Ferdinando II e dichiarato Patrimonio Mondiale dall’Unesco.
Sapevate che proprio qui potrete attraversare la camera dell’ultimo re del
Portogallo Manuel II? Ben più tenebrose e selvagge le atmosfere di
Castelo dos Mouros, la cui epoca di costruzione risale forse al IX
secolo d.C.: nel 1109 il castello venne attaccato dai crociati norvegesi guidati
dal re Sigurd e le cronache raccontano di una carneficina tra i guerrieri e i
Mori. Oggi rimane denso di dubbi il significato di cisterne semi sepolte tra le
foglie del bosco: granai o ingressi ormai dimenticati di tunnel percorsi dai
Mori in fuga?" Fonte: articolo di Maddalena de Bernardi da
latitudeslife.com
Per maggiori informazioni si veda il volume "Lisbona Insolita e Segreta" di
Victor Manuel Adrião, edizioni Jonglez.
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