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Ricerche a cura di IniziazioneAntica
Foto: Archivio dott. Braco Luigi - Fonte: "Riflessi d'iride nell'acqua" di Maddalena Capiferro Giuseppe e Guzzo Cristian

 

 

Carlo Maurizio Coraggia alias Lehahiah

Biografia e Attivitá

 

Carlo Maurizio Coraggia nacque a Roma il 2 giugno 1897, nel medesimo anno in cui Giuliano Kremmerz, appena trentaseienne, avviava l’esposizione dei primi elementi della sua dottrina magica fra le pagine del Mondo Secreto. Chi ebbe la ventura di conoscerlo personalmente lo ricorda come un uomo affabile ma severo; un personaggio di certo carismatico che dimostrò un naturale attaccamento ed una grande venerazione per il Kremmerz e per la sua opera letteraria ed iniziatica. Il Coraggia aveva mostrato già in età giovanile un certo interesse per l’esoterismo, il medesimo che lo aveva spinto a frequentare inizialmente gli ambienti latomistici capitolini per poi approdare, durante gli anni bui del secondo conflitto mondiale, al kremmerzianesimo. Egli aveva, infatti, preso a frequentare il Circolo Vergiliano, dal quale si allontanò non appena comprese che all’interno di tale cenacolo non avrebbe potuto trovare accesso alla dottrina riservata del mago di Portici. Decise pertanto di rivolgere le proprie attenzioni al di fuori degli ambienti ermetici della Capitale e risultano documentati, già dal 1947, contatti fra costui e la Delegazione Generale di Benno, alla quale si avvicinò grazie all’amico e confratello Mario Parascandolo. L’ingegnere romano acquistò dalla moglie del Kremmerz che dopo la morte del marito, aveva abbandonato Montecarlo, per trasferirsi definitivamente a Bari l’intera sua biblioteca, oltre ai diritti d’autore sulle opere a stampa del Maestro. Egli aiutò inoltre economicamente la famiglia Formisano che versava in condizioni economiche assai disagiate, garantendo alla vedova del defunto Ciro un vitalizio che potesse consentirle di condurre un’esistenza dignitosa. Fra i numerosi volumi rigorosamente rilegati in pelle rossa appartenuti al mago di Portici, il Coraggia rinvenne alcune edizioni in tedesco delle opere di Paracelso, per la cui traduzione si avvalse della collaborazione dell’attrice bolzanina Herthilde Gabloner, in seguito divenuta sua moglie. Il nome di Coraggia è poi indissolubilmente legato all’ambiziosa impresa editoriale di ristampa integrale dell’Opera Omnia del Kremmerz realizzata nel 1951 in tre volumi, sotto la ormai celebre denominazione Ceur Casa Editrice Universale di Roma. Tale operazione che ebbe un costo assai rilevante non solo da un punto di vista economico ma anche in termini di sforzi profusi nel tentativo di reperire l’ampia mole degli scritti, fu realizzata con l’intento di orientare la ricerca di coloro che desideravano percorrere il cammino iniziatico e di preservare dall’oblio le pubblicazioni del pensatore campano. Intanto, nell’ottobre del 1952, Mario Parascandolo si era trasferito a Roma per motivi di lavoro, lasciando la propria famiglia in Napoli, stabilendosi temporaneamente presso l’abitazione del suo amico Carlo.

In mancanza di un legittimo contatto con l’Ordine Osirideo Egizio, il Parascandolo suddetto ed il suo anfitrione capitolino decisero di risvegliare la Loggia ANKH, ormai in sonno da alcuni anni, che avrebbe dovuto, negli intenti, costituire una sorta di appendice direttiva e solare della Delegazione Generale appartenuta a Benno. Nel novembre del 1952, fu perciò fissato un incontro a Roma, per discutere il programma che la suddetta struttura magico-massonica avrebbe dovuto perseguire. Tale iniziativa suscitò da subito le resistenze di Donato De Cristo il quale, pur essendo stato invitato da Hahaiah a prendere parte ai lavori di loggia, decise di non presentarsi, nutrendo una malcelata antipatia nei riguardi di Coraggia che reputava un semplice parvenu e del suo amico e collaboratore Augusto Lista. Ad ogni modo il farmacista barese, che non desiderava comunque alienarsi la considerazione e la stima dell’amico Parascandolo, continuò a temporeggiare fino a quando, nel febbraio del 1953, fu organizzato un nuovo incontro della ANKH alla quale fu nuovamente invitato. Anche in tale frangente De Cristo declinò l’invito spianando definitivamente la strada alle ambizioni di Coraggia il quale, il 20 febbraio 1953, fu nominato da J. V. Hahahiah capo dell’ANKH ed in seguito Delegato Generale del troncone neomiriamico-osirideo inaugurato dal defunto Lombardi. Nella relazione introduttiva ai lavori di loggia del 20 febbraio, Parascandolo ribadì che per l’organizzazione della cosiddetta pratica arcani regolare e reale e per l’organizzazione su vasto o ristretto piano di Logge Osiridee almeno una occorreva necessariamente conferire…una inquadratura di Capo ad un uomo, che egli ritenne di poter identificare in quell’imprenditore capitolino così detestato dal De Cristo.

Parascandolo ribadì, inoltre, che egli non aveva altra scelta e che, in realtà, non ne conosceva un’altra migliore, certo del fatto che Domenico Lombardi la pensasse allo stesso modo. Hahaiah concluse evidenziando come Coraggia fosse venuto al mondo con tendenza ben definita: uscire dalla mediocrità a qualunque costo, con qualunque mezzo e a conseguire il proprio e l’altrui comando, con larga fisionomia benefica, ma comando sempre. Della bontà o forse anche della necessità della sua decisione, Mario tentò di convincere l’amico Donato, il quale restò caparbiamente arroccato sulle proprie posizioni. Qualche tempo dopo, Parascandolo che si era ammalato gravemente di cancro allo stomaco, modificò radicalmente l’opinione positiva che aveva dei sui amici romani e consumò con questi una grave rottura per ragioni mai del tutto chiarite, a seguito della quale costui decise di ridimensionare in modo drastico le prerogative di Coraggia in seno alla Schola.

Hahaiah non ebbe il tempo di rendere operative (qualunque fossero state) le proprie decisioni, poiché la morte lo colse il 19 giugno del 1954. A seguito di tale luttuoso evento, Coraggia che a onor del vero era riuscito a riconciliarsi in extremis con il Parascandolo, prodigandosi non poco per alleviare le di lui gravi condizioni di salute fu libero di dare corso a quel mandato che del resto mai gli era stato revocato, mentre De Cristo decise di separarsi dalla Delegazione Generale e di continuare i lavori dell’Accademia Pitagora, lontano da quegli individui che tanto detestava.

Una volta rimasto padrone del campo, Lehahiah, cominciò a dedicarsi alla organizzazione della Schola, creando un’elite ristrettissima di ricercatori, gravitanti attorno alla sigla Ceur, che annoverava docenti universitari, esponenti della decaduta aristocrazia fra i quali ricordiamo il principe Pignatelli di Cerchiara, ecclesiastici di alto rango, giudici, pensatori, medici, editori e scrittori. Costoro furono i dotti animatori di un cenacolo di studiosi desiderosi di investigare il sovrasensibile attraverso la pratica applicazione degli insegnamenti del Kremmerz, che vennero approcciati secondo un metodo di indagine estremamente scientifico e critico. Estremamente critici nei confronti dell’impostazione voluta dal Coraggia furono il dr. Placido Procesi noto anche con lo jeronimo di Magana, il giudice Piero Fenili e Ciro Pugliese, nipote del Kremmerz, il quale avrebbe abbandonato la Ceur dopo la morte del medesimo Coraggia, a cagione di quel processo di trasformazione dottrinaria che aveva in parte snaturato i contenuti dell’ermetismo partenopeo. Lehahiah fu, comunque, in grado di mantenere in piedi per quasi trent’anni una struttura ben organizzata e rigidamente gerarchizzata.

Il 17 giugno 1978, egli convocò tutti i presidi dipendenti dalla Delegazione Generale, per rimettere loro i corsi d’Accademia. Tali scritti, così come specificato con compiacimento dallo stesso Coraggia, avevano il compito di introdurre gradatamente la mente del giovane di oggi allo studio della Dottrina Kremmerziana usando sempre brani di Kremmerz e ripetendoli talvolta in argomenti diversi. Tali corsi non potevano, né dovevano, essere consegnati ai discepoli, ma era compito di ogni preside, dopo la rituaria di inizio di Riunione, leggere un brano, o una parte, o un argomento intero secondo la lunghezza dell’argomento stesso. Terminata la lettura, i discepoli avrebbero potuto presentare le loro domande e procedere al dibattito. Costoro dovevano inoltre essere incoraggiati a compiere ricerche di notizie scientifiche anche profane, finalizzate a dimostrare l’esattezza della dottrina kremmerziana. Esaurito tale argomento, nel corso della riunione del 17 giugno, Coraggia volle affrontare una questione spinosa che lo impensieriva non poco. Egli rimarcò, con un certo disappunto, il fatto che qualcuno all’interno della Ceur avesse cominciato a mettere in dubbio la sua investitura a Capo Visibile dell’Ordine Osirideo Egizio. Sospettando lecitamente che in realtà non vi fosse alcun collegamento tra Coraggia e la struttura segreta fondata dal maestro Sairitis Hus, alcuni personaggi dell’entourage di Lehahiah decisero di abbandonare la Ceur e di aderire all’Accademia Pitagora di Donato De Cristo. Si trattava di Giovanni Papa, Preside dell’accademia G. F. Borri di Milano e di Elio Comei, Preside dell’Accademia Liguria-Piemonte, peraltro, non ancora regolarmente costituita. Tali defezioni erano scaturite a seguito di un intervento di Donato De Cristo che, dopo 20 anni di silenzio, aveva voluto presentare alcune precisazioni sul Numero 4 del mensile Gli Arcani, Aprile 1977, nel contesto di un articolo intitolato La difficile eredità di Kremmerz, curato da Cesare Ambesi.

In tale scritto il farmacista barese aveva sostenuto che l’Accademia Pitagora era l’unica realmente in possesso dell’Autorizzazione dell’Ordine Osirideo Egizio, per le ammissioni degli anelanti alla Luce - questa “autorizzazione” proveniva in realtà da Benno/Lombardi, che vantava un inesistente "mandato orale" da parte di Kremmerz e un altrettanto inesistente contatto con l' "Ordine Egizio", ed era comunque limitata unicamente alla Accademia di Bari - .Al di là di tali dichiarazioni, Coraggia non aveva mai perso la speranza di vedere un giorno tutti i seguaci del Kremmerz unirsi in un’unica fratellanza. Fu per tale ragione che il primo settembre 1979, egli decise di diffondere una circolare attraverso la quale riaffermò la legittimità del proprio mandato ed evidenziò come fossero stati posti in atto ripetuti sforzi, per altro risultati infruttuosi, di ricucire lo strappo con Donato De Cristo. Tali tentativi erano stati estesi anche al Circolo Virgiliano il cui preside, Vinci Verginelli, aveva rifiutato, per ben due volte, di riconoscere a Coraggia qualunque patente di legittimità, considerato che quest’ultimo non era riuscito a dimostrare la propria appartenenza all’Ordine Egizio.

 



In quel momento storico, come del resto al tempo della riapertura della Miriam ad opera di Benno, nessuno dei kremmerziani più o meno ‘blasonati’ era disposto a rinunciare alle proprie prerogative, neanche lo stesso Lehahiah al quale, però, va ascritto il merito di avere almeno tentato concretamente la riunificazione delle varie realtà iniziatiche che seguivano gli insegnamenti di Ciro Formisano. Del resto, nel 1983, la Delegazione Generale capitolina contava ben 15 accademie regolarmente costituite: la Lukan diretta da Cesco Dalla Rosa, presso
Bolzano,la Izarpresso Faedis (Udine), la Filatete a Povo (Trento), la Giuliano Kremmerz di Brescia diretta dal Emilio Anglisani, la Hermèsdi Torino, la Horus di Firenze, l’Accademia Lucense Kremmerziana T. Paracelso con sede a Lucca, la Jakob Boheme, Giordano Bruno e Pico della Mirandola di Roma, la Giovan Battista Della Porta in Bari diretta da Graziano Curci, la Cagliostro di Catania e la G. Kremmerz in Spagna, presso Terassa. A queste si aggiungevano infine l’Accademia Napoletana di Studi Psichici, diretta da Lucio Camporeale e l'Accademia Kremmerziana Napoletana, diretta da Roberto Magri, per altro non menzionate nei documenti da noi consultati e gentilmente segnalateci dal Prof. Fernando Picchi, oltre a tre “Logge Osiridee” fondate a Roma, Napoli e Milano.

Se Lehahiah fosse riuscito nell’intento di riunire tutte le compagini miriamiche di diversa derivazione, il progetto che fu di Kremmerz di creare una solida struttura costituita da anime oranti al servizio dei bisognosi, sarebbe stato definitivamente realizzato. Ciò che però il mago di Portici non poteva prevedere era che, alla sua morte, i suoi discepoli diretti e non, avrebbero tentato di fare incetta di documenti riservati, destinati a divenire il blasone attraverso il quale accreditare un loro presunto primato iniziatico. Nonostante gli sforzi profusi il 3 dicembre 1979, a pochi giorni cioè dal nuovo anno nel quale si commemoravano i cinquant’anni dalla morte del Kremmerz, il Coraggia dovette costatare come i vasti programmi auspicati dal maestro, fossero stati in buona parte vanificati, dalle deviazioni e dalle vanità dei singoli.

Da rimarcare è inoltre il fatto, che con il trascorrere del tempo, Lehahiah rinnegò in buona parte le iniziali simpatie massoniche a favore di un programma che doveva avere come proprio epicentro lo sviluppo della Fratellanza di Myriam, il prosperare delle Accademie e per i più meritevoli l’accesso alla dottrina segreta. Nel 1979, egli stilò un breve comunicato, il cui contenuto esamineremo integralmente in seguito, indirizzato ai suoi Fratelli Osiridei attraverso il quale puntualizzò che uno degli obbiettivi dell’Ordine Egizio sarebbe stato quello di riportare alle origini iniziatiche la Organizzazione Mondiale Massonica e potersi servire di questo canale per diffondere la nostra Scienza.

Lehahiah detestava coloro che utilizzavano il paravento muratorio per coprire scambi di favori e altri torbidi affari che nulla avevano a che spartire con la ricerca interiore. Fino a quel momento egli aveva tollerato con pazienza la coesistenza nel suo Ordine di fratelli latomisti, perché riteneva che l’evoluzione interiore avrebbe consentito loro di tutelarsi dal materialismo mascherato da spiritualismo che in talune officine veniva perseguito. In questo, però, Coraggia si sbagliava enormemente e fu per tale motivo che, il 12 maggio 1979, egli rimproverò aspramente quanti, pur osiridei, avevano disatteso il loro impegno con le superiori gerarchie accettando, pur di mantenere cariche ritenute onorifiche e utili alla loro vita profana, oscuri compromessi che nulla avevano a che spartire con il percorso di luce propugnato dalla Schola. Coraggia denunciò gravi violazioni del patto di sangue a cagione delle quali fu costretto ad espellere alcuni adepti, da quel momento in poi diffidati a servirsi del sigillo e delle istruzioni riservate, pena l’automatica inversione a loro danno della “Legge.” I fatti verificatisi costrinsero il successore di Benno a porre i suoi osiridei innanzi all’alternativa di abbandonare, laddove affiliati, la Massoneria o di restarvi, rinunciando per sempre alla loro appartenenza all’Ordine. Lehaiah impose ai fratelli diffidati di dare comunicazione delle loro decisioni entro il giugno successivo, poiché aveva in mente di riorganizzare radicalmente la Fratellanza, pianificando un progetto di vita comunitaria che avrebbe dovuto coinvolgere quanti avevano intenzione di abbandonare definitivamente il mondo profano, per vivere in maniera totalizzante l’esistenza dello spirito. Tale disegno confluì in un più ampio programma di creazione del cosiddetto Centro Mondiale di Ermetismo Kremmerziano, i cui punti salienti furono riassunti in un dattiloscritto interno alla Schola. Ligio alla volontà del Kremmerz che ne aveva auspicato nel lungo periodo l’attuazione, Lehaiah autorizzò la costituzione di una struttura che potesse venire incontro alle esigenze dei fratelli di vedersi più frequentemente e di avere una maggiore libertà profana essendo svincolati dagli inserimenti sociali e dai legami che essi comportano.

Molti avevano inoltre espresso il desiderio di essere seguiti con maggiore attenzione nelle pratiche operative individuali e di avere un luogo dove officiare indisturbati i riti collettivi. La ricerca di uno spazio propizio per porre in essere la nuova fondazione non era facile poiché era necessario reperire un luogo adeguato a sviluppare una concentrazione di energie purificate, in grado di stimolare la rigenerazione fisica, l’intuito e le facoltà spirituali dell’uomo. Era però fondamentale comprendere come lo scopo di tale operazione non fosse quello di creare un mistico ritiro o il rinunziare al partecipare alla vita della comunità attuale, bensì di riunire le forze per renderle più attive al fine di accelerare ogni ascenso individuale, per poi, dopo aver sviluppato e potenziato alla luce della nostra scienza, le più recenti scoperte della cultura universitaria, diffondere la ulteriore possibilità che deriva dalla scienza ermetica. Il Centro di Ermetismo Universale sarebbe stato dotato di una foresteria dove accogliere i fratelli che volevano compiere i loro periodi di digiuno senza interferenze esterne e coloro i quali erano stati ammessi ai gradi superiori della Fratellanza o, semplicemente, quelli che desideravano un periodo di riflessione e purificazione lontani dal mondo profano.

 


 
Il Corpus Magiae Trasmesso da Lehahia
Il Commento al Corpus di C. Coraggia

 

Per realizzare tale programma, alcuni discepoli furono incaricati da Lehaiah di compiere indagini nell’Italia centro-meridionale, per individuare un borgo consono alla nascita della “comune kremmerziana.” La scelta cadde inizialmente sul Borgo di Fighine San Casciano, a cavallo fra Toscana ed Umbria, a 10 km dal castello di Fabbro e dall’autostrada del Sole. Tale centro era costituito da un agglomerato di case medioevali, sormontante da un maniero del XII secolo con strutture in ottime condizioni, perfettamente adattabili agli scopi della Delegazione Generale. Secondo quanto era stato concordato, il Borgo sarebbe stato oggetto di restauri ed adattamenti, da realizzarsi a cura di alcuni fratelli uniti nel cosiddetto Nucleo Pioniere, che avrebbe trovato fissa dimora in Fighine. A quest’ultimo si sarebbero progressivamente aggiunti altri confratelli che avrebbero dovuto contribuire a terminare quei lavori necessari ad assicurare una dignitosa sopravvivenza agli occupanti del Borgo. Il costo complessivo per l’acquisto del castello, del terreno, di 15 casali e 30 abitazioni, ammontava a 3.350.000.000 di lire. Un impegno economico oneroso per fare fronte al quale occorreva un’accurata pianificazione finanziaria, necessaria al reperimento dei fondi. I dirigenti della Ceur palesarono inoltre il proposito di coinvolgere i vari affiliati alle Accademie, che avrebbero dovuto equamente contribuire al finanziamento dell’ambizioso progetto [...] Ma quello economico non era l’unico problema che preoccupava Coraggia ed i suoi collaboratori. Bisognava, infatti, valutare attentamente l’impatto emotivo e psicologico che l’abbandono della vita ordinaria avrebbe cagionato su coloro che erano intenzionati a trasferirsi definitivamente presso il costituendo “Quartier Generale” della Myriam. Preoccupazioni che, del resto, contemplavano la rinuncia alle posizioni sociali ed economiche conseguite dai vari confratelli nel mondo profano. I dirigenti della Ceur contavano di vincere tale empasse attraverso la decisa volontà di ascenso dei singoli che avrebbe determinato il superamento di vincoli ed ingerenze profane. L’acquisto del Borgo di Fighine, rappresentava, però, solo la prima parte del piano che Coraggia ed i suoi fedelissimi intendevano attuare. Come chiaramente esplicato, il centro suddetto sarebbe divenuto il punto di irraggiamento e di divulgazione della dottrina magica egizio-partenopea, oscurando definitivamente quelle altre realtà kremmerziane che avevano preferito continuare a lavorare in modo autonomo. I Fratelli stabilitisi presso Fighine avrebbero dovuto raccogliere l’eredità spirituale della S.P.H.C.I., per divenire gli animatori di un visione ben più ampia e complessa che prevedeva la nomina dei cosiddetti Maestri Itineranti. Il loro compito precipuo sarebbe stato quello di portare il messaggio del Kremmerz nel mondo, per favorire così la fondazione di nuove accademie in Europa ed in America. Il centro avrebbe dovuto altresì designare un Ispettore Generale con funzioni di coordinamento fra la Delegazione Generale e le varie accademie disseminate per l’Italia. Attività di carattere artistico, archeologico e turistico, avrebbero affiancato quelle specificatamente terapeutiche, da svolgersi all’interno di un centro di medicina naturalistica all’interno del quale sarebbero state studiate e praticate l’agopuntura, la cromoterapia, l’omeopatia, terapie rivitalizzanti a base di embrioni di uova e di argilla, etc. La necessità di una riscoperta della natura e del profondo legame tra questa e l’uomo, poteva spingere taluni a praticare l’agricoltura, l’apicoltura, l’allevamento di galline e tacchini e la creazione di alcune vasche per l’allevamento di trote ed anguille. L’intera produzione agricola sarebbe stata destinata in parte al sostentamento degli “inquilini” stabili del Borgo, in parte ad una trattoria che avrebbe dovuto, a prezzi modici, provvedere al ristoro dei confratelli di passaggio. L’eventuale surplus sarebbe finito fra gli scaffali di un piccolo emporio, specializzato nella vendita di manufatti e di alimenti naturali.

Sfortunatamente l’acquisto del castello e del complesso abitativo medievale di Fighine non poté essere realizzato a causa dell’impossibilità di fare fronte all’ingente impegno finanziario. Venne, pertanto, concordato di cercare un’altra area che conservasse caratteristiche orografiche ed energetiche del tutto simili al luogo suddetto, presso la quale potessero essere realizzati tutti o parte dei progetti di vita alternativa, auspicati dai dirigenti della Ceur. Si giunse infine all’acquisto del castello umbro di Guardea, che, contrariamente a quanto fino a questo momento ritenuto, non venne pagato né con il danaro della Myriam, né attraverso il contributo economico di Coraggia che all’epoca versava in condizioni di dissesto finanziario, al quale fece fronte attingendo sovente ai fondi dell’Ordine, bensì attraverso l’intervento di Aleandro Rehatel Tommasi e Marco Pica. Questi ultimi furono, in realtà, i veri promotori della creazione del Centro di Ermetismo Universale.

Coraggia, intanto, meditava di lasciare la guida della Schola e di designare il proprio successore, decisione questa che lo impensieriva non poco. Egli era un uomo intelligente e - in quanto tale - perfettamente consapevole del fatto che avrebbe dovuto rimettere il proprio mandato ad una persona di elevato spessore iniziatico ed umano, per impedire che, dopo la sua morte, si realizzassero quei dolorosi scismi che avevano dilaniato la Miriam già all’indomani della scomparsa di Kremmerz. Del resto Lehaiah non aveva mai abbandonato la speranza di riunire un giorno tutti i confratelli delle diverse obbedienze, in un'unica compagine organizzata. Fu dunque per tale ragione che la sua scelta cadde inizialmente su Ciro Pugliese, nipote del Formisano, il quale, estremamente critico nei confronti delle innovazioni in senso evoluzionistico introdotte da Coraggia, si allontanò dalla Ceur, per seguire un percorso iniziatico meno inquinato da innovazioni ed interpretazioni personali.

Il Pugliese era inoltre tenuto in grande considerazione anche dal Prof. Vinci Verginelli, che lo avrebbe volentieri voluto alla guida del proprio Circolo Virgiliano. Ormai anziano anche quest’ultimo si avviava, infatti, a ricercare il proprio successore che ritenne inizialmente di potere riconoscere in un altro iniziato proveniente dal milieu ceuriano, la cui identità non riveleremo per ovvie ragioni di riservatezza. Il Prof. Vinci era un uomo assai intelligente e nonostante tale persona provenisse da una delle frange kremmerziane per così dire ‘concorrenti’ alla sua, ne riconobbe comunque il valore e la preparazione in ambito ermetico. Pur lusingato da tale offerta, l’anonimo personaggio rifiutò la direzione dell’accademia  miriamica capitolina, spianando la strada alle ‘pretese egemoniche’ di un giovane ed ambizioso accademico che ben presto avrebbe preso il posto del compianto Vinci.

Nella lista dei successori alla guida di quella Delegazione Generale che fu di Benno, si trovava invece Giovanni Pica, un vecchio massone tenuto in grande considerazione non solo da Lehaiah ma anche da numerosi affiliati all’Ordine per il carisma e lo spessore iniziatico dimostrati. Attorno a quest’ultimo venne però fatta terra bruciata, in particolare dalla moglie di Coraggia, Herthilde, la quale nutriva forti simpatie per il giovane medico Aleandro Tommasi e per la di lui consorte Josephine, al secolo Irene Fabi. La Gabloner riuscì dunque ad orientare le scelte dell’ormai vecchio e malato Lehaiah e ad ottenere da questo la nomina del Tommasi a nuovo capo della Miriam. Naturalmente tale designazione fu risolutamente contestata da tutti i membri dell’Ordine, poiché mancava un documento autografo del medesimo Lehaiah che certificasse in modo inequivocabile tale passaggio di consegne.

Esistevano però taluni documenti, recanti la data del 14 dicembre 1980, che pretendevano di essere non altro se non le trascrizioni di un mandato conferito oralmente da Coraggia a Cesco Dalla Rosa, preside dell’Accademia Lukan di Bolzano, il quale era stato nominato amministratore dell’Ordine e membro della Terna dei successori dell’imprenditore capitolino, comprendente per altro anche Gennaro Vitalone. Lehaiah aveva, inoltre, previsto un’ulteriore terna composta dalle sorelle Mary Dalla Rosa Zannini, Irene Fabi e Ada Dell’Oro che avrebbero dovuto deliberare l’iscrizione all’Ordine delle sorelle della Myriam.

Un ulteriore passo compiuto fu quello di costituire legalmente la Ceur, sigla che non risultava più indicare la Casa Editrice Universale di Roma, bensì il Centro di Ermetismo Universale Roma dinnanzi al notaio della Capitale Marcello Scarfagna convennero, il 25 giugno 1981, Carlo Coraggia e la moglie Herthilde Gabloner, insieme ad Ugo Danilo Cisaria, L. Camporeale, Giovanni e Pietro Pica, A. Tommasi, per citare i più noti, ed altri 11 tra fratelli e sorelle i cui nomi ometteremo per ragioni di riservatezza. La Ceur adottò uno statuto regolarmente allegato all’atto notarile di costituzione, al cui articolo due veniva espressa chiaramente la finalità, da parte della neo costituita associazione, di promuovere e favorire la conoscenza e lo studio filosofico sulla problematica dell’Ermetismo mediante opportune attività quali istituzioni di corsi, conferenze, convegni e seminari, etc. Il 15 luglio 1982, dopo quasi trent’anni da che raccolse il proprio mandato da Mario Parascandolo, Carlo Coraggia si spense presso la sua abitazione in Roma.



Tratto dal volume “L’Arcano degli Arcani” di G. M. Capiferro e C. Guzzo, seconda ed. 2011, Ed. Rebis.
 

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