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René Guénon 1886 - 1951
Ricerca a cura del dott. Luigi Braco
René Jean-Marie-Joseph Guénon, conosciuto anche come Shaykh 'Abd
al-Wahid Yahya dopo la conversione all'Islam, è stato uno scrittore, esoterista, intellettuale francese.
La sua opera, concepita a partire da una ridefinizione in senso tradizionale
della nozione di metafisica non si presenta, nelle intenzioni dell'autore, come
un sistema filosofico basato sul sincretismo o come la formalizzazione di un
pensiero neospiritualistico, ma è volta all'esposizione di alcuni aspetti delle
cosiddette «forme tradizionali» quali
Taoismo, Induismo, Cristianesimo, Ermetismo, Libera
Muratoria, ecc., intese come differenti espressioni del sacro, funzionali
allo sviluppo delle possibilità di realizzazione spirituale dell'essere umano.
Guénon non ha mai rivendicato, per se stesso, altra funzione se non quella di
aver cercato di esporre, nei limiti del linguaggio ordinario, le idee veicolate
nel simbolismo, nella ritualità e nella metodologia operativa di tali «forme
tradizionali», o vie di perfezionamento spirituale, stante la natura
essenzialmente «non individuale» di esse e considerata la loro conoscibilità
effettiva per il tramite esclusivo di una facoltà «diretta e immediata»,
l'intuizione intellettuale, anch'essa di ordine non individuale, e trascendente
qualsiasi dialettica.
L'opera di Guénon consta di ventisette titoli, dieci dei quali editi dopo la
morte dell'autore raccogliendo scritti apparsi in precedenza sotto forma di
articoli e recensioni. Prevalentemente scritti in francese, tali lavori sono
stati tradotti e costantemente ripubblicati in oltre venti lingue, esercitando
una notevole influenza, a partire dalla seconda metà del Novecento, soprattutto
nella precisazione dei concetti di Esoterismo e Tradizione.
Figlio unico di Jean-Baptiste, architetto, e di Anna-Léontine Jolly, nasce il 15 novembre 1886 a Blois, in Francia, dove trascorre l'infanzia e l'adolescenza. Riceve una prima educazione dalla zia materna, istitutrice, per poi frequentare la scuola Notre-Dame des Aydes, condotta da religiosi. Nel 1902 passa al collegio Augustin-Thierry e, l'anno seguente, è baccelliere «ès lettres-philosophie». Nel 1904 parte per Parigi, per seguirvi un corso accademico di matematica superiore presso il collegio Rollin, ma nel 1906 è costretto a interrompere gli studi universitari a causa della sua salute, che pare esser stata fin dall'infanzia piuttosto delicata. Comincia così per Guénon un periodo fecondo di scritti.
Dal 1906 al 1909 R. Guénon frequenta la Scuola Ermetica, si fa
ammettere nell'Ordine Martinista e in altre organizzazioni collaterali. Al
congresso spiritualista e massonico, a cui partecipa nel 1908 in qualità di
segretario d'ufficio, entra in relazione con Fabre des Essarts, «patriarca»
della Chiesa Gnostica, nella quale quest'ultimo porta il nome di Synesius.
Guénon entrerà in questa organizzazione sotto il nome di Palingénius. In questo
periodo, forma e dirige un «Ordine del Tempio» e viene ammesso alla Loggia
massonica Thébah, dipendente dalla Grande Loge de France, Rito Scozzese Antico e
Accettato. È al 1908 che si fa risalire il suo incontro con i rappresentanti
qualificati dell'India tradizionale.
Nel 1909 fonda la rivista "La Gnose", dove appaiono il suo primo scritto,
intitolato "Il Demiurgo", articoli sulla Massoneria e la prima stesura de
"Il simbolismo della Croce"
(PDF-Completo), de "L'Uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta"
(PDF-Completo) e de
"I princìpi del calcolo infinitesimale".
La rivista "La Gnose" cessa le sue pubblicazioni nel febbraio 1912. L'11 luglio dello stesso anno Guénon sposa, a Blois, l'istitutrice e musicista Berthe Loury.
Agli anni 1913-14 risale il suo
incontro con un Indù, lo Swami Narad Mani, che gli procura una documentazione
sulla Società Teosofica che, in parte, gli servirà per la stesura del suo studio
su questa organizzazione. Ripresi parallelamente gli studi, consegue la laurea
in Filosofia nel 1915 e si dedica all'insegnamento, in patria e nelle colonie:
negli anni dal 1915 al 1919 è supplente al collegio di Saint-Germain-en-Laye, in
Francia, e poi professore a Sétif, in Algeria. Ritorna poi a Blois, e in seguito
a Parigi.
Nel 1921 vengono pubblicati i suoi primi due libri: "Introduzione generale allo
studio delle dottrine indù" e "Il Teosofismo, storia di una pseudo-religione",
mentre nel 1923 compare "Errore dello spiritismo". Dal 1924 al 1929 dà lezioni
di filosofia al cours Saint-Louis: è in quest'anno che ha luogo una conferenza a
cui partecipano Ferdinand Ossendowski, Gonzague Truc, René Grousset e Jacques
Maritain. Del 1924 è anche l'opera "Oriente e Occidente". L'anno 1925 vede la
sua collaborazione alla rivista cattolica Regnabit, diretta dal R. P. Anizan.
Sempre del 1925 sono "L'uomo e il suo divenire secondo il Vedânta" e
"L'esoterismo
di Dante" (PDF-Completo) , mentre del 1927 sono "Il Re del mondo" e "La crisi del mondo moderno".
Il 15 gennaio 1928 muore sua moglie. In questo stesso anno ha inizio la sua
collaborazione con la rivista "Le Voile d'Isis", che dal 1933 prenderà il titolo
di "Études Traditionnelles".
Sono del 1929 il volume "Autorità spirituale e
potere temporale" e un breve studio su San Bernardo.
Nel 1930 parte per Il Cairo, dove si stabilisce definitivamente, sposando nel
1934 la figlia dello Shaykh Muḥammad Ibrāhīm, dalla quale avrà quattro figli,
due maschi e due femmine.
I restanti suoi libri tra cui "Il simbolismo della Croce", "Gli Stati molteplici dell'essere" (PDF-Completo) , "La metafisica orientale", "Il regno della quantità e i segni dei tempi" (PDF-Completo), "La Grande Triade" (PDF-Completo), sono elaborati nel periodo del suo soggiorno in Egitto. Qui infittisce la sua relazione epistolare con numerosi corrispondenti da tutto il mondo, intraprendendo una serie di recensioni e segnalazioni editoriali sul "Grand Lodge Bulletin" dell'Iowa e sulle riviste "Masonic Light" di Montreal e "The Speculative Mason", per la quale firma inoltre alcune note d'approfondimento simbolico. Continua infine la redazione di articoli di approfondimento simbolico e chiarificazione dottrinale, da cui verranno compilate dieci opere postume: "Iniziazione e realizzazione spirituale"(PDF-Completo), "Sull'esoterismo cristiano"(PDF-Completo), "Simboli della Scienza sacra", "Studi sulla Massoneria e il Compagnonaggio", "Studi sull'Induismo", "Forme tradizionali e cicli cosmici", "Scritti sull'esoterismo islamico e il Taoismo", "Recensioni" e "Mélanges" (PDF-Completo).
La sua attività prosegue sino alla morte, avvenuta al Cairo il 7 gennaio 1951.
L'Opera di Chiarificazione Dottrinale
L'intera opera di René Guénon si estende in un arco temporale di
trent'anni, dal 1921 al 1951, ed è caratterizzata da una coerenza organica - sul
piano formale e su quello sostanziale - tale da renderla antitetica a quella che,
in altri autori, può essere considerata come l'espressione di un pensiero
individuale: secondo la caratteristica essenziale che Guénon riconosce a ogni
esposizione autenticamente metafisica e alla quale egli stesso intende
rigorosamente attenersi, ogni parte risulta intimamente correlata alle altre, in
modo da non poter esserne più separabile se non artificiosamente; e questo fin
dal primo testo "Introduzione generale allo studio delle dottrine indù" del
1921, in cui l'autore precisa in quale accezione occorre intendere alcune parole
quali «tradizione», «religione», «metafisica», «teologia», «filosofia», «esoterismo»,
«exoterismo», «realizzazione».
Un'esperienza giovanile negli ambienti dell'occultismo francese effettuata allo
scopo di smascherarne gli attributi anti-tradizionali, frutta due importanti
studi di taglio «critico», nei quali viene chiarita con estremo rigore
metodologico la falsità delle pseudo-dottrine neospiritualistiche:
"Il teosofismo, storia di una pseudo-religione"
(PDF-Completo) del 1921 ed "Errore dello spiritismo"
del 1923.
Nel Teosofismo, Guénon propone una storia della Società Teosofica, il movimento
creato da Helena Petrovna Blavatsky, sottolineando il ruolo che in esso
giocarono varie organizzazioni pseudo-iniziatiche, e denunciandone quindi il
carattere sincretistico: il neologismo «teosofismo» viene adottato da Guénon
per distinguere questo movimento dalla Teosofia, denominazione comune a dottrine
eterogenee, ma facenti tutte parte di uno stesso complesso di indirizzi, aventi
in comune concezioni più o meno strettamente esoteriche. Nel corso di
quest'analisi storica, Guénon pone l'accento sulle connivenze tra gli ambienti
teosofistici, l'azione politica legata all'imperialismo britannico, il movimento
missionario protestante anglosassone e alcune organizzazioni fondate nell'India
del diciannovesimo secolo, quali l'Ârya Samâj; allo stesso modo, Guénon analizza
il ruolo di Annie Besant alla testa della Società Teosofica dopo la morte della
fondatrice e nella vicenda Krishnamurti. L'analisi di Guénon, sviluppata su
basi documentali, porta a concludere che il «teosofismo» non può essere
considerato in alcun modo un'istituzione spirituale orientale autentica.
In "Errore dello spiritismo", Guénon fornisce anzitutto una definizione circostanziata dello spiritismo, esaminandone le origini storiche e le correlazioni con l'occultismo, dimostrando come i fenomeni spiritici siano confinabili al mondo delle forze psichiche attirate dalla figura del medium, non avendo quindi alcuna relazione con l'immaginario mondo degli «spiriti dei morti». Guénon, comunque, mette fortemente in guardia rispetto alle apparenze che tali forze, espresse attraverso il cosiddetto «neospiritualismo», possono prendere: facendo leva sulla «confusione tra psichico e spirituale», esse alimentano l'illusione che si possano ottenere progressi in senso spirituale esasperando le forme esteriori, comprese quelle religiose; è ciò che accade, in particolare, quando queste rigettano il vero esoterismo, confondendolo con l'occultismo o altre contraffazioni, disconoscendo la sorgente interiore stessa da cui esse originano. Dopo una serie di precisazioni di carattere storico, Guénon si dedica all'esame e alla confutazione delle teorie spiritistiche dal punto di vista dottrinale, affrontando - fra le altre - la questione della reincarnazione, differenziandola dalla «trasmigrazione» e dalla metempsicosi, per dimostrarne la falsità e l'assurdità dei fondamenti: a tal fine, introduce la teoria metafisica degli «stati molteplici dell'essere», a cui dedicherà successivamente uno studio specifico.
Le Foto della Biblioteca di Guenon: 01 - 02 - 03 - 04 - 05 - 06 - 07
"Oriente e Occidente", del 1924, è il volume nel quale Guénon più direttamente
allude alla funzione che potrebbe avere una élite intellettuale qualora si
ricostituisse in accordo a princìpi di ordine metafisico: favorire una «trasformazione
mentale» inevitabile per un riavvicinamento tra i modi generali del pensiero
orientale e di quello occidentale. Sviluppi di tale argomento in relazione
all'esistenza di tale élite in epoca medievale, e alla sua coscienza anche
nell'ambito della Cristianità, in relazione ai suoi legami con quello che Guénon
definisce il «centro spirituale supremo», o sorgente primordiale di tutte le
tradizioni, saranno oggetto di libri quali "Il Re del Mondo" del 1927, "L'esoterismo
di Dante" del 1925, "Autorità spirituale e Potere temporale" del 1929, "San
Bernardo" del 1929" e di numerosi articoli pubblicati sulle rivista "Le Voile
d'Isis" ed "Études Traditionnelles", successivamente raccolti nei volumi "Sull'esoterismo
cristiano" del 1954 e "Simboli della Scienza sacra" del 1962,
La Tradizione e le Tradizioni
del 1963 (PDF-Completo).
"La crisi del Mondo moderno" del 1927 e "Il regno della quantità e i segni dei
tempi" del 1945 sono studi concernenti la critica alle concezioni
materialistiche e neospiritualistiche, considerate da Guénon come la conseguenza
ultima del punto di vista profano imperante nell'epoca attuale: la critica alla
modernità è volta a favorire una drammatica presa di coscienza, da parte del
lettore, dei limiti di tale punto di vista. Lo «spirito tradizionale» non è
quindi riconducibile a uno sterile «tradizionalismo» passatista: ma nonostante i
ripetuti distinguo da parte dell'autore, il quale è stato costretto a tornarvi
ripetutamente dedicandovi addirittura studi specifici, su questo punto non sono
mai mancate strumentalizzazioni.
La Realizzazione Spirituale
La pars costruens dell'opera di René Guénon riguarda la Tradizione, intesa non come mero insieme di usi e costumi ma come «trasmissione» di un patrimonio simbolico e metodologico, cioè come veicolo imprescindibile per accostarsi alla «metafisica», termine con il quale Guénon intende la conoscenza sovra-razionale da realizzare attraverso il procedimento immediato dell'intuizione intellettuale: la conoscenza metafisica è quell'identificazione tra conoscente e conosciuto che non può avvenire neanche mediante la più elevata tra le facoltà individuali, cioè la ragione, ma solo attraverso l'Intelletto superiore, facoltà trascendente che partecipa della natura divina insita nell'essere umano, al di là delle illusioni a cui la prospettiva individuale pare limitarlo. La conoscenza metafisica, la quale è «identità tra il possibile e il reale», è «la verità in sé», che «può venire concepita come l'adeguamento della conoscenza alla Possibilità totale», ovverosia come la realizzazione dell'Infinito.
Facendo propria la terminologia in uso in alcune scuole filosofiche dell'antica Grecia, Guénon distingue due aspetti in una dottrina e, di conseguenza, due livelli di partecipazione alla «tradizione»: quello «exoterico», cioè esteriore, elementare, facilmente comprensibile e alla portata di tutti; quello «esoterico», cioè interiore, più profondo, d'ordine più elevato, e come tale rivolto e accessibile solo a coloro i quali sono qualificati in modo speciale per comprenderlo.
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Alcune tradizioni presentano un aspetto exoterico rivestito di forma religiosa e
un aspetto esoterico al quale accedere attraverso un'iniziazione: per esempio,
nella tradizione ebraica l'aspetto esoterico è la
Qabbalah,
nella tradizione islamica è il
Tasawwuf.
Altre tradizioni, invece, come il Confucianesimo e il Taoismo, non possono
essere considerate l'una in rapporto all'altra come un exoterismo e un
esoterismo, in quanto formalizzate come tradizioni distinte, sebbene procedenti
da una medesima sorgente. La tradizione indù, infine, non presenta un exoterismo
e un esoterismo nettamente separati in quanto dal tronco della dottrina
puramente metafisica, che affonda le sue radici sull'insegnamento dei Vêda,
discendono applicazioni che divengono altrettanti rami secondari nei suoi
confronti: di coloro che ricevono lo stesso insegnamento, ciascuno «lo assimila
più o meno completamente, più o meno profondamente, a seconda dell'estensione
delle proprie possibilità intellettuali».
La distinzione tra coloro che si mantengono in un ambito
exoterico (sia esso circoscritto a una forma religiosa, sociale o di altro tipo)
e coloro che partecipano dell'ambito esoterico (attraverso una organizzazione
iniziatica tradizionale e regolare) è connessa con il divenire dell'essere umano:
scopo della via exoterica è di consentire la conservazione dell'unità delle
componenti che costituiscono l'individualità umana nella condizione migliore
possibile, ovverosia quell'esito che, secondo la prospettiva teologica, è
definito salvezza; scopo della via esoterica, invece, è il superamento
dell'individualità e l'identificazione con il Principio, ovverosia quell'esito
che, secondo la prospettiva metafisica, è definito Liberazione.
L'iniziato procede per gradi da una condizione in cui la sua realizzazione è
soltanto «virtuale» - egli ha ricevuto l'iniziazione ma, per l'appunto, è solo
all'inizio del suo viaggio – verso una condizione in cui la sua realizzazione
diviene «effettiva»: solo allora, egli morirà veramente in quanto tal dei tali
identificandosi all'oggetto della conoscenza, abbandonando l'illusione
dell'individualità e divenendo l'espressione manifesta del maestro interiore al
quale sarà rinato. Lo scopo del lavoro iniziatico è pertanto quello di favorire
le migliori condizioni per un «risveglio» del maestro interiore, supportando
l'individuo attraverso una fase preparatoria assai pericolosa e più o meno lunga,
a seconda delle caratteristiche di ciascuno, nella quale il pericolo di
illudersi sui risultati conseguiti è ben presente, pur percorrendo una via
iniziatica tradizionale e regolare.
La Dottrina dei Cicli Cosmici
La pars destruens dell'opera di R. Guénon è riconducibile, in
estrema sintesi, alla condanna intellettuale di tutto ciò che si pone quale
ostacolo alla realizzazione spirituale: rivolgendosi al lettore occidentale
moderno, è tale specifica mentalità, considerata alla stregua di un «dogma
indiscutibile», che l'opera mira a mettere in discussione.
Le considerazioni sull'argomento sono effettuate da Guénon in accordo con la «dottrina
dei cicli cosmici», in particolare nei termini in cui essa viene presentata
nella tradizione indù: qualunque realtà (macrocosmica o microcosmica) sviluppa
determinate possibilità fino al loro esaurimento, che è a un tempo la fine del
ciclo precedente e l'inizio di quello successivo. Tale processo, esemplificabile
dal susseguirsi delle stagioni nel ciclo annuale, riguarda anche le civiltà
umane, che si sviluppano simbolicamente a partire da una Età dell'Oro, in cui i
princìpi spirituali informano pienamente l'esistenza di tutti gli esseri, a una
Età del Ferro, in cui appare sovrano l'aspetto quantitativo delle cose,
considerato secondo una prospettiva materialistica. Quando tale tendenza «cristallizzante»
è portata alle sue estreme conseguenze, a essa subentra una tendenza «dissolutiva»,
tesa a far emergere in superficie le regioni inferiori dell'ambito psichico.
Secondo questa lettura non rettilinea del tempo, la tendenza alla dissoluzione
deve condurre a quanto è simbolicamente indicato da tutte le tradizioni come la
fine dei tempi, attraverso una vera e propria parodia della spiritualità
primordiale, un suo completo rovesciamento: il «regno dell'anticristo», per
usare un'espressione nota al lettore occidentale. Essendo del tutto illusorio,
però, questo regno deve immediatamente dissolversi, avendo condotto
all'esaurimento definitivo le sue possibilità, per lasciare il campo a un nuovo
ciclo, in cui sarà restaurata la tradizione primordiale, puramente metafisica e
universale. Alle forme del ciclo precedente, essendo unicamente degli
adattamenti, seppur funzionali al tempo e al luogo della loro manifestazione,
non è dato di oltrepassare tale limite estremo. Approfondimento:
Vita Semplice di René Guénon.
(PDF-Completo)
Riferimenti: Istituto René Guénon di Studi Tradizionali - Rivista di Studi Tradizionali
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