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ricerche a cura di IniziazioneAntica

 

Tra i Gran Maestri dei Figli di Cuma figura il Nome del dott. Francesco Petrunti al quale, da amico e fratello iniziato, Domenico Bocchini, in ricorrenza del suo decesso avvenuto il 5 Maggio 1839, gli dedica un Carme Apoteosio, pubblicato poi a Napoli nel 1839, a premura del dott. Luigi Caivano, Alunno maggiore di Petrunti, "in retribuzione di gratitudine dovuto allo stesso qual suo ammirabile Maestro":

"CARME APOTHEOSIO del Domenico Bocchini Geronta Sebezio, in occasione della prematura morte di D. Francesco Petrunti, Celebre Professore di Chirurgia, e Divino Operatore Napoletano, grande Amico del Vate, il quale come è il Fulminatore dei viziosi mortali, così è la TROMBA DEI VIRTUOSI, cui presta sempre devoto culto. Il Geronta come Immortale fra i Numi Eterni lo pone, a beneficio dei Curiosi Ermetisti, riporto Carmi dai Versi Strani, per figurar l'Alto Nome del Gran Maestro che il Geronta eleggia, dopo breve sintesi di origine creativa simbolica nella sua espressione. Il Geronta genera il Carme Vaticinando, nell'ambiente sensibile di sua Anima e Mente Sapiente, lo stato suo d'essere con l'ombra dei suoi fluttuanti pensieri Intelligenti, ed in Apoteosi posto, con l'ombra del Petrunti. Per "Apotheosis" s'intende: "Id est homine Deum facio". Il Geronta, pervenuto nel gran Delubro dedicato a Minerva Ethia, Dea della Sapienza, un'ombra gli dice: "Ave", e alla domanda "chi sei?", questa risponde: "son io Sacerdotessa di Minerva". Entrando in uno stato d'estasi, il Vate, l'ombra amica, Sacerdotessa che Oracolo detta, lo chiama "Geronta" e gli elegge un "carme a dio Peana, diretto verso un Celico sembiante", che il Geronta volea toccare, ma vana ne era l'ombra :".


"Di Achille il Mastro fu Chirone appunto,
Della Cerusica Arte nume insigne.
E germe del Chiron fu il gran Petrunto".

"Perché d'appresso molto gli fui giunto,
Guateilo in fronte, e riconobbi il Figlio
Del Gran Chirone, il Celebre Petrunto ".

"................................Un Buon Maestro
Vive in eterno; e si assimiglia a un Dio".
"Petrunti era un Genio non terrestro...".

"O Genio amico Tu fra i Numi eterni
Godi beato del premio dovuto
Alla saggezza Tua, e lumi superni".

"Non moristi, o Francesco: La Memoria
Della dottrina Tua Ti fé immortale.
Che delle tue Virtù chiara è la Storia".

"Che fia! Del Gran Sator il dio decreto
Ne trombeggia la fama: Dice: Beato
Petrunti è nell'Olimpo. Cessi il fleto".

"Lucide cifre intorno al Trono ogn'opra
Ne segnano il catalogo infinito
Che il lodo nel futuro ne discopra".

".......................................Il cener lieve
Tra noi rimase. Ed Egli?È in Ciel salito.
Lavé coi Dei l'Ambrosia a eterno beve".



Nel secolo XIX, abolita la scuola medica salernitana, funzionarono per vari decenni nell’Ospedale degli Incurabili le cliniche di chirurgia, medicina, ostetricia e oftalmica della Regia Università. Però in esso ha esercitato l’insegnamento libero teorico e pratico un Collegio medico-chirurgico, di cui hanno fatto parte, tra gli altri, Domenico Cotugno, Domenico Cirillo, Michele Troia, Francesco Petrunti, Antonio Cardarelli, Giuseppe Moscati, Luigi D’Amato e altri.

 

    
Ospedale degli Incurabili

 

 

 

 

Estratto

"Francesco Petrunti nacque in Campobasso nel 4 aprile 1185. Fatti i suoi primi studi in Campubasso fino al 1800, si recò in Napoli per compierli, e quindi dedicarsi agli studi di. medicina e chirurgia. In quell' epoca la scuola napoletana era salita a grande altezza, che alla virile e forte educazione filosofica di Vico e di Genovesi, si univano le lezioni e gli esempi di una schiera di eletti, esimi per virtù e per dottrina. il Petrunti ebbe la fortuna di studiare in quei prosperi templi, apprendendo la fisica da Barba, la chimica da Sementini figlio, in un momento in cui di sì belli e dotti lavori questi occupatasi intorno alla elettricità da spaventare ed insospettire la gente volgare; la fisiologia da Sementini padre, si profondo, si filosofo; l'anatomia da Folinea che l'arricchiva di scoverte e l'infiorava con maschia eloquenza; l'anatomia patologica dal celebre Colugno che elevava a gran fama questa scienza fra noi; la medicina da Andria; la chirurgia prima da Sanloro.


Petrunti portò nelle scuole una grande intelligenza, un'abitudine al metodo, una laboriosa pazienza ed un ardentissimo desiderio d'imparare. Con tali disposizioni e tali maestri, egli si contraddistinse a tal punto che rincuorato dal successo favorevole e dalla speranza, non volle ritornare in patria, ove lo chiamava l'amore dei suoi. I primi anni si passarono fra le angustie del difficile tirocinio dell'arte, ma apertosi nel 1812 un pubblico concorso per un posto di chirurgo nell'Ospedale delle prigioni, egli combattè e vincitore l'ottenne, e per lo stesso mezzo poco di poi divenne come chirurgo aiutante nel grande Ospedale degl'Incurabili. 

Una prudente e considerata riservatezza formava il carattere nella chirurgia napoletana in quei tempi. Eccetto i casi ne'quali la prontezza del soccorso esser poteva l'unica salute, dell'infermo, in ogni altra decorrenza serbavansi scrupolosamente queste regole:

1. Se il lungo aspettare esser poteva di nocumento, operavasi l'ammalato dopo che con aggiustate cure lo si era preparalo e disposto a sostenere l'azione dell' istrurnento e l'esito della operazione;

2. Se potevasi differire a più prospera opportunità si aspettava non solo il momento in cui la condizione del malato era più favorevole, ma anche le stagioni di primavera e di autunno, fra noi sperimentale le più acconce e propizie;

3. Se tale fosse la condizione del morbo che il danno che poteva derivare dall'operazione era forse maggiore o anche eguale al probabile vantaggio che se ne poteva ritrarre, anzi che avventurare l'esistenza dell' infermo, per la vanità di far mostra di ardimento e di destrezza, si procurava piuttosto di alleggiare i dolori, e prolungare con mezzi palliativi la vita.

Petrunti, istruitosi a tali massime, era alltresì obbligato di eseguirle, imperocché nella sua qualità di chirurgo pratico dell' Ospedale, di rado e col consentimento del Chirurgo ordinario gli fidava la parte operativa, e doveva il più delle volte limitarsi o a preparare l'infermo da operarsi, o ad assisterlo operalo, avvezzandosi a quella fredda prudenza, che formò di poi la principale qualità, cui fu debitore de'suoi felici successi e della sua fama.

E mentre in tal modo egli educavasi alla pratica, si apriva altra strada onde perfezionarsi nelle dottrine e nelle teorie, dettando ai giovani private istituzioni di chirurgia. Chiaro, colla bellezza del dire, sorprendeva colla profondità delle cognizioni e la ricchezza della erudizione, conquistava gli allievi aprendo i loro occhi sul falso prestigio delle false dottrine, e sottomettendo al giogo della realtà e della ragione l'ardore e l'irrequietezza giovanile. Così ricco di conoscenze, perito nel pratico esercizio, aspirò alla fiducia del pubblico e l'ottenne. Mai Chirunrgo è stato più desiderato, più rispettato , più amato di lui. Era I' oracolo di tutte le classi, l'angiolo della speranza, il porto della salvezza per gl'infermi. Memore de' precetti de' suoi maestri, avendo sempre presente la pratica dell'Ospedale, egli corse opportunamente alla prudenza per conoscere l'indole de' morbi , e rispettarne il corso se favorevole, dominarli e spegnerli se volgevano a dannoso fine.

Fra le cose per le quali la patria e la scienza debbono essere grate al Petrunti, deve essere ricordala l'Accademia Medico-Chirurgica, la quale sorse da una privata adunanza di medici, da lui raccolti nella sua casa, e che di poi , vertè a società pubblica , sostenuta dall'erario dello Stato.

Il Petrunti arrivò a 51 anni di età che avea tutti conquistati i favori della fortuna, e quella stima dell' universale che a pochissimi lice sperare dalla tarda posterità. Professore in secondo della Clinica Medica della Regia Università degli Studi, Supremo Direttore dell' Ospedale delle Veneree, Direttore cerusico dell'Ospedale di Loreto, Chirurgo primario dell'Ospedale degl'Incurabili, Chirurgo consulente di molti altri Ospedali e istituti, Socio del maggior numero delle Accademie nazionali e di molte Accademie straniere, e fra le altre dell'Accademia Reale di Medicina di Parigi, egli era giunto al colmo della gloria, e guardava nell'avvenire lunghi anni fatti belli dal favore di quella felicità che benignamente a lui sorridea. Ma questo sorriso menzognero fu la rete che lo trasse dall'altezza ov'era salito, e gli fece porgere severo ammaestramento della fragilità dell'umana fortuna. Emoltoico più volle per le gravi fatiche durate nell'esercizio dell'arte, i cui soccorsi non sapea negare ad alcuno, egli era tormentato da una cronica affezione cardiaca. Ma avendo nella sua anima un fondo di umanità più reale di quella vantata da' libri, pospose la sua vita a quella degli altri, ed espostosi alle vicende d'ingrata stagione, fu sorpreso da una affezione flogistica del torace, grave, inesplicabile, misteriosa, profonda, la quale lo trasse nel di 5 maggio 1839 al sepolcro. Cosi egli, coi conforti della Religione, compì immaturamente il mortale corso, mentre la sua riputazione era tale che niun altro ne' tempi andati era salito a tanta altezza, né avea acquistala in sì pochi anni dovizie pari a quelle di cui fece eredi i suoi. Ma poiché soventi volte il pubblico favore si ottiene per avventuroso concorso di prosperi eventi, o per protezione de' grandi, o per politiche vicende, vuoisi conoscere se Petrunti meritava la fortuna da lui goduta, dopo avere indicato che cosa egli operò a favore dei contemporanei, vengo al mio scopo esaminando qual patrimonio ha lasciato alla scienza. La prima opera pubblicala dal Petrunti fu la raccolta delle sue Memorie chirurgiche, delle quali pubblicò tre solamente nel 1820. Esse dovevano far parte di un giornale medico dell'Ospedale degli Incurabili, nel quale doveano venire registrale le malattie rare, le istruzioni nel curarle con novelli rimedi, o quelle nelle quali essi vengono indarno adoperati, le operazioni cerusiche di esito felice o infausto, i novelli o modificati metodi operatori, e finalmente gli errori commessi dall'operare. Alcuni pregiudicati o ignari si opposero al compimento di tanto utile imprendimenlo, ma il petrunti non volle tacere: "Io sento le difficoltà", diceva, e le disprezzo, imperocché la "più difficile impresa agevolmente può vincersi se si prosegue con costanza". In tal modo egli procurava di far servire la storia de' falli per testo ai ragionamenti, nel che fare si protesta di lasciare da parte ogni vezzo di lingua, attenendosi al precetto di Seneca "quaere quid scribas non quidmadmoduin". E per verità in tutti i suoi scritti, i pensieri sono pronti, le immagini sono vive, ma lo stile non è purgato, o impura è la lingua.

La seconda opera da Petrunti pubblicata porta il titolo di Saggio delle principali operazioni chirurgiche, la quale, se mirasi ai progressi che in quattro lustri ha fallo l'arte salutare, si troverà certumente imperfetta, ma se guardasi al tempo in cui fu scritta, si troverà opportunissima alla istruzione dei giovani, alla quale l'autore la destinava.

Il terzo lavoro pubblicato dal nostro Chirurgo fu la sua Chirurgia minore, scritta col santissimo scopo di richiamare l'attenzione dei suoi colleghi sopra alcune pratiche le quali erano infelicemente cadute in mani volgari. Trattandosi di un umile argomento, vuoisi solamente ammirare in questo la chiarezza del metodo, la saviezza delle indicazioni, e soprattutto il fine cui tendeva, di spargere il lume della scienza sopra operazioni guardate siccome vili, quasicché non fosse altamente nobile ogni cosa che giova all'uomo.

Numerose osservazioni sono state di poi pubblicale da Petrunti negli anni posteriori, ne' quali la estesa pratica impedivagli di dar opera a fatica di lunga lena.

[...]

Oltre le ventitré memorie di sopra cennate, le operazioni di Petrunti sono state in altro modo pubblicate e descritte. Quelle di litrotomia nelle quali ha avuto una felicità senza pari, sono state annunziate nelle mie Esposizioni Statistiche delle operazioni del taglio laterale eseguite in Napoli per 11 anni, per le quali ebbi anche a sostenere una polemica nel 1834 col Caviale, celebre antesignano della litotrissia, per mezzo della Gazette Medicale de Paris. Di esse si prevalse anche il Velpeau nella celebre discussione tenuta innanzi 1'Accademia di Medicina di Parigi, per riconoscere se per l'estrazione della pietra doveva darsi la preferenza alla litotomia o alla litotrissia. E qui vuoisi soggiungere che la litotrissia col metodo di Heurtloup era stata in Napoli soltanto eseguita da mani straniere, ed il primo tra i nostri chirurgi che l'abbia posta in pratica sul vivente con prospero successo, fu lo stesso Petrunti, il quale stabilì anche un pubblico esercizio di litotrissia nel Gabinetto Anatomico della Regia Università degli Studi posto noll' Ospedale degl' Incurabili, dimostrando co' fatti la verità dell'osservazione del dottissimo Vico, esser cioè di ostacolo a'novelli trovati più il cieco entusiasmo de'creduli favoreggiatori, che l'opposizione degli avversi.

[...]

Sono queste le cose eseguite o messe a stampa dal nostro Petrunti , e che han preso posto nella storia quali documenti al giudizio de'futuri. Non riguardano al certo novità di metodi, né singolarità di scoverte, ma il maggior numero pone in disamina falli novelli, utili per chiarire la diagnosi, utilissimi per indirizzare a più sicuro metodo la mano dell'operatore. Ed in un secolo in cui disgraziatamente I' arte salutare non isegna gl'illustri paradossi , in un secolo in cui si lodano come opera di somma arditezza alcune operazioni , per le quali i diritti dell' umanità vengono sacrificali alla vanità del chirurgo , vuoisi reputare altamente la prudente circospezione non disgiunta da certo intraprendimento che non potrà giammai degenerare in audacia pericolosa. Fu quindi gravissima sventura per la Chirurgia la immatura morte del Petrunti , il quale i' avrebbe sicuramente arricchita di novelli falli, acconci a stabilire sopra solide basi le indicazioni della esterna medicina , ed opportuni a dirigere la pratica con principi determinati, emancipandola dalle incertezze e dalla intemperante foga di novità, che la rende dubbia e mal sicura."  Cav. Salvatori De Renzi

 

 

Bibliografia

 

 

 

 

 

La Sepoltura di Francesco Petrunti

 

Cimitero di Poggioreale, Napoli - Quadr. Uomini Illustri

 

      

 

Riferimenti: Leopardi, la Massoneria e Francesco Petrunti - Massoni, Leopardi e il Lasciapassare

 


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