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Una ricerca a cura del dott. Luigi Braco


 

Ruggero Bacone, Ilchester, 1214 – Oxford, 1294, in inglese Roger Bacon e ampiamente noto con l'appellativo latino di Doctor Mirabilis , è stato un filosofo, scienziato, teologo ed alchimista inglese.
Frate francescano, fu uno dei maggiori pensatori del suo tempo. Come filosofo della Scolastica, diede grande importanza alle osservazioni dei fatti e va considerato come uno dei padri dell'empirismo. Per certi aspetti può considerarsi uno dei rifondatori del metodo scientifico, ma non sono pochi i suoi collegamenti con l'occultismo e le tradizioni alchemiche.
La data di nascita di Ruggero Bacone è incerta. In una lettera scritta al Papa del 1267, Ruggero afferma che per quarant'anni, da quando ha imparato l'alfabeto, non ha mai smesso di studiare. Aggiungendo tredici anni a questi quaranta e contando a ritroso, giungiamo all'anno 1214, che usualmente è considerato l'anno di nascita di Ruggero Bacone. Nacque presso Ilchester da una famiglia probabilmente benestante, ma che per gli eventi turbolenti del regno di Enrico III d'Inghilterra venne spogliata delle sue proprietà e vide molti dei suoi membri costretti all'esilio.
Studiò a Oxford, dove ricevette una formazione prevalentemente aristotelica e successivamente divenne frate francescano (probabilmente nel 1233) e professore nella stessa Oxford. Quindi si trasferì in Francia e ottenne il dottorato presso l'Università di Parigi, allora il maggior centro della vita intellettuale europea. Continuò i suoi studi a Parigi fino al 1250, quando, secondo quanto da lui stesso affermato, tornò ad Oxford.
I due grandi ordini monastici dei francescani e dei domenicani, da poco costituiti, stavano cominciando a contendersi il primato nel dibattito teologico. Alessandro di Hales guidava i Francescani, mentre l'ordine rivale disponeva di Alberto Magno e Tommaso d'Aquino. Le capacità di Ruggero si fecero presto riconoscere ed egli si guadagnò l'amicizia di personaggi eminenti come Adamo di Marsh e Roberto Grossatesta, vescovo di Lincoln. Nel corso dei suoi insegnamenti e delle sue ricerche egli eseguì e descrisse vari esperimenti.
 
La formazione scientifica che Bacone ricevette lo convinse che il dibattito accademico del suo tempo presentava gravi pecche. Aristotele era conosciuto solo attraverso traduzioni scadenti; nessuno dei professori voleva cimentarsi con lo studio del greco. Analoga situazione per lo studio delle Sacre Scritture. La scienza fisica non veniva sviluppata attraverso esperimenti secondo lo stile degli aristotelici, ma mediante argomentazioni basate sulla tradizione. Bacone si allontanò dalla routine scolastica e si dedicò allo studio delle lingue e alla ricerca sperimentale. L'unico insegnante che rispettava era un certo Petrus de Maharncuria Picardus, cioè "della Piccardia", probabilmente identificabile con un matematico chiamato anche Petrus Peregrinus di Piccardia, forse l'autore di un trattato, il De Magnete, un manoscritto conservato nella Biblioteca Nazionale di Parigi. Il contrasto tra la poca notorietà di quest'uomo e la fama goduta dai loquaci giovani dottori suscitava la sua indignazione. Nei libri Opus Minus e Opus Tertium, Bacone portò avanti una violenta invettiva contro Alessandro di Hales ed un altro professore che, a suo parere, imparava insegnando agli altri e adottava un tono dogmatico che gli consentiva di essere accolto a Parigi tra gli applausi come se valesse quanto Aristotele, Avicenna o Averroè.
Bacone incontrò poi il cardinale Guy le Gros de Foulques, che si interessò delle sue idee e gli chiese di compilare un trattato sistematico. Bacone inizialmente esitò, a causa della regola dell'Ordine francescano che vietava che i suoi membri pubblicassero alcunché senza un permesso specifico. Ma il cardinale, divenuto papa Clemente IV, tornò a sollecitare Bacone di ignorare il divieto e di scrivere il suo trattato in segreto. Bacone allora acconsentì e nel 1267 inviò al papa la sua opera, intitolata Opus Majus, un trattato sulle scienze (grammatica, logica, matematica, fisica e filosofia). Questa venne seguita nello stesso anno da una Opus Minus, un sommario delle idee più rilevanti della sua prima opera. Nel 1268 riuscì ad inviare al papa la sua Opus Tertium; il pontefice però morì quello stesso anno. Bacone cadde allora in disgrazia e successivamente dallo stesso Ordine francescano venne imprigionato per la seconda volta nel 1278, con l'accusa di diffusione di idee dell'alchimia araba, ma senza dubbio anche per il fatto che le sue proteste contro l'ignoranza e l'immoralità del clero avevano fatto nascere nei suoi confronti una accusa di stregoneria. Bacone rimase imprigionato per più di dieci anni, fino a che l'intercessione di alcuni nobili inglesi gli assicurò la liberazione.
 
Nei suoi scritti Bacone reclamava una riforma degli studi teologici: si sarebbe dovuto dare meno enfasi alle distinzioni filosofiche minori discusse nella Scolastica, mentre la stessa Bibbia doveva tornare al centro dell'attenzione e i teologi avrebbero dovuto studiare approfonditamente le lingue nelle quali i testi originali erano stati composti. Egli in effetti padroneggiava parecchie lingue e lamentava la corruzione dei testi sacri e delle opere dei filosofi greci dovuta ai numerosi errori di traduzione e di interpretazione. Inoltre Bacone spingeva tutti i teologi a studiare accuratamente tutte le scienze e ad aggiungerle al normale curricolo universitario.
Bacone disponeva di una delle più autorevoli intelligenze del suo tempo e, nonostante i tanti svantaggi e impedimenti che dovette subire, riuscì a compiere molte scoperte e ad avvicinarsi a un numero ancora maggiore. Egli rifiutava di seguire ciecamente le autorità precostituite, sia sul piano teologico che su quello scientifico. La sua Opus Majus contiene trattazioni di matematica, ottica, alchimia e manifattura della polvere da sparo, le posizioni e le estensioni dei corpi celesti, compresa la chiara affermazione della sfericità della terra; l'opera inoltre anticipa successive invenzioni come il microscopio, il telescopio, gli occhiali, le macchine volanti e le navi a vapore. Bacone studiò anche l'astrologia ed era convinto che i corpi celesti esercitano una influenza sul fato e la mente degli umani. A lui si deve anche una critica al calendario giuliano allora in uso. Per primo dopo gli scienziati ellenistici riconobbe lo spettro visibile in un bicchiere d'acqua, secoli prima dei lavori di ottica di personaggi come Marcantonio de Dominis, Cartesio e Isaac Newton. A lui si devono anche misurazioni sull'arcobaleno.
 
 
 
Egli fu un entusiasta sostenitore e praticante del primato dell'esperienza come mezzo per acquisire conoscenze intorno al mondo. Secondo Bacone, infatti, tre sono i modi in cui l'uomo può attuare la conoscenza della verità: con la conoscenza interna (data da Dio tramite illuminazione), con la ragione (che per Bacone da sé non è sufficiente) o con l'esperienza sensibile (ossia tramite i cinque sensi), ma solo quest'ultima modalità ci consente di avvicinarci massimamente all'oggettiva conoscenza del reale.
Sulla base di questa concezione empiristica della conoscenza, Bacone tentò anche di tracciare una enciclopedia generale delle scienze, tale da liberare il sapere da tutte quelle dispute oziose tipiche della scolastica precedente, vittima del principio di autorità e di una applicazione astratta e distorta della ragione. Secondo Bacone suprema scienza è la matematica, sussidiaria di tutte le altre scienze, e solo la connessione di questa con l'esperienza concreta del reale può consentire all'uomo di scorgere i rapporti quantitativi e matematici che reggono il mondo sensibile. Conoscere è quindi un modo per ri-conoscere la realtà, cioè fare esperienza sensibile di quella rivelazione che è già presente nelle Scritture; ma conoscere significa anche entrare in possesso di una capacità tecnica, che secondo Ruggero Bacone potrà mettere in condizione l'uomo, in futuro, di manipolare la realtà e modificarla, ad es. costruendo macchine per volare oppure per sollevare pesi etc.
Va tuttavia sottolineato che le affermazioni di Bacone, pur innovando il pensiero medievale nella direzione di un vero e proprio metodo empirico appropriato alla scienza, costituiscono soltanto un primo e astratto passo in questo percorso di autonomia del sapere dalla fede. Le sue affermazioni restano infatti del tutto generiche e vaghe sul metodo con cui concretamente condurre l'esperienza nella conoscenza del reale.
 
Probabilmente la più completa ed accessibile descrizione della vita di Ruggero Bacone è contenuta nel libro Doctor Mirabilis, scritto nel 1964 dall'autore di fantascienza James Blish. Si tratta del secondo libro (inedito in Italia) di una trilogia quasi religiosa, intitolata After Such Knowledge (o Apocalisse), e si configura come un racconto completo, a tratti autobiografico della vita di Bacone e del suo sforzo volto a sviluppare una "scienza universale". Si tratta di un testo basato su ricerche approfondite anche per un accademico e ricco di riferimenti, comprese ampie citazioni dalle opere del protagonista, ma presentato secondo lo stile romanzesco; l'autore lo considera un'opera di fantasia o una visione.
È più volte menzionato nel romanzo di Umberto Eco Il nome della rosa dal protagonista, Guglielmo da Baskerville, che ne è un fervente ammiratore.
 
 
 
Opere
 
 

Della vasta opera di Bacone sono da ricordare anzitutto l'Opus maius, l'Opus minus e l'Opus tertium, inviati tra il 1267 e il 1268, forse insieme al Tractatus de multiplicatione specierum, a Clemente IV come anticipazione di un Opus o Scriptum principale, grande enciclopedia delle scienze in 4 parti (che avrebbe forse dovuto avere il titolo di Compendium philosophiae) cui stava lavorando ma che non riuscì mai a portare a termine (ce ne restano alcune parti, tra le quali il Compendium studii philosophiae, i Communia mathematicae, i Communia naturalia); e inoltre le giovanili questiones su scritti di Aristotele, l'Epistola de secretis operibus naturae e il Compendium studii theologiae, la sua ultima opera (1292). B. accentua il valore dell'illuminazione divina come fondamento di tutto l'umano conoscere (distinguendo in essa sette gradi, dalle illuminationes pure scientiales, fino al rapimento mistico), e della rivelazione concessa ai primi uomini per soddisfare l'innato desiderio di sapere e destinata a essere completata dalla rivelazione concessa al popolo ebreo e conservata nella Bibbia. La rivelazione biblica è condizione indispensabile non solo per il discorso teologico ma per la stessa verità filosofica; ché anzi propriamente non si dà distinzione formale tra filosofia e teologia, che si intrinsecano con il netto primato della teologia; di qui la polemica di B. contro i "peccati della teologia" contemporanea, individuati anzitutto nel prevalere della filosofia aristotelica nella teologia e nell'abbandono della Bibbia, sostituita dal testo delle Sentenze. Ma connessa a questo aspetto va tenuta presente un'altra fondamentale caratteristica della personalità di B., l'amore cioè per l'osservazione empirica, per la scientia experimentalis e anzitutto per la matematica che, seguendo Grossatesta, egli intende come essenziale per un'adeguata spiegazione dei fenomeni fisici; e alla matematica si connette l'ottica (e questa alla "metafisica della luce"), la quale diviene la scienza di valore metodologico paradigmatico. Bacone seppe intendere - soprattutto per l'influenza di Pietro di Maricourt e per la lettura di libri astrologici e "magici" arabi - il valore delle tecniche nella conoscenza della natura e i fini pratici del sapere (di qui anche le sue intuizioni su future possibilità dell'uomo nel dominio dei fenomeni).

 

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