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Una ricerca a cura del dott. Luigi Braco
Tommaso d'Aquino,
Roccasecca, 1225 – Fossanova, 7 marzo 1274, è stato un frate domenicano, teologo
e filosofo italiano esponente della Scolastica, definito Doctor Angelicus dai
suoi contemporanei. È venerato come santo dalla Chiesa cattolica che dal 1567 lo
considera anche dottore della Chiesa.
Tommaso rappresenta uno dei principali pilastri teologici e filosofici della
Chiesa cattolica: egli è anche il punto di raccordo fra la cristianità e la
filosofia classica, che ha i suoi fondamenti e maestri in
Socrate,
Platone e
Aristotele,
e poi passati attraverso il periodo ellenistico, specialmente in autori come
Plotino. Fu
allievo di sant'Alberto Magno, che lo
difese quando i compagni lo chiamavano "il bue muto" dicendo: «Ah! Voi lo
chiamate il bue muto! Io vi dico, quando questo bue muggirà, i suoi muggiti si
udranno da un'estremità all'altra della terra!»
Tommaso dei conti
d'Aquino nacque nel 1225 nella contea di Aquino, territorio dell'odierna
Roccasecca,
nel Regno di Sicilia. Secondo altre tesi, datate e piuttosto localistiche, San
Tommaso sarebbe nato a Belcastro. Fra queste, si segnalano quelle di
fra' Giovanni Fiore da Cropani, storico calabrese del XVII secolo, che lo
scriveva nella sua opera Della Calabria illustrata, di
Gabriele
Barrio nella sua opera De antiquitate et situ Calabriae e di padre Girolamo
Marafioti, teologo dell'ordine dei Minori Osservanti, nella sua opera Croniche
ed antichità di Calabria.
Il castello paterno di Roccasecca rimane comunque ancora oggi il luogo più
accreditato della sua nascita, da Landolfo d'Aquino e da Donna Teodora Galluccio,
nobildonna teanese appartenente al ramo Rossi della famiglia napoletana dei
Caracciolo. La sua data di nascita non è certa, ma è calcolata in maniera
approssimativa a partire da quella della sua morte.
Bernardo
Gui, ad esempio, afferma che Tommaso è morto quando aveva compiuto i suoi
quarantanove anni e iniziato il suo cinquantesimo anno. Oppure, in un testo un
po' anteriore,
Tolomeo
da Lucca fa eco ad un'incertezza: «Egli è morto all'età di 50 anni, ma
alcuni dicono 48». Tuttavia, oggi, sembra che ci sia accordo nel fissare la sua
data di nascita tra il 1224 e il 1226.
Secondo le usanze
del tempo Tommaso, essendo il figlio più piccolo, era destinato alla vita
ecclesiastica e proprio per questo a soli cinque anni fu inviato come oblato
nella vicina
Abbazia di Montecassino, di cui suo zio era abate, per ricevere l'educazione
religiosa. In quegli anni l'abbazia si trovava in un periodo di decadenza e
costituiva una preda contesa dal Papa e dall'imperatore. Ma il trattato di San
Germano, concluso tra il Papa Gregorio IX e l'imperatore
Federico II il 23 luglio 1230, inaugurava un periodo di relativa pace ed è
proprio allora che si può collocare l'ingresso di Tommaso nel monastero. In quel
luogo Tommaso ricevette i primi rudimenti delle lettere e fu iniziato alla vita
religiosa benedettina.
Ma a partire dal 1236 la calma di cui godeva il monastero fu nuovamente turbata
e Landolfo, consigliato dal nuovo abate, Stefano di Corbario, volle mettere al
riparo il figlio dai disordini e inviò Tommaso, oramai adolescente, a
Napoli, perché potesse
seguire degli studi più approfonditi. Così nell'autunno del 1239, a quattordici
o quindici anni, Tommaso si iscrisse al nuovo Studium generale, l'Università
degli studi fondata nel 1224 da Federico II per formare la classe dirigente del
suo Impero.
Fu proprio a Napoli, dove nel 1231 era stato fondato un convento, che Tommaso
conobbe i
Domenicani, ordine in cui entrò a far parte e in cui fece la sua vestizione
nell'aprile del 1244.
Ma l'ingresso di Tommaso presso i Frati predicatori comprometteva
definitivamente i piani dei suoi genitori riguardo al suo futuro incarico di
abate di Montecassino. Così la madre inviò un corriere ai suoi figli, che in
quel periodo stavano guerreggiando nella regione di
Acquapendente, perché intercettassero il loro fratello e glielo
conducessero. Essi, accompagnati da un piccolo drappello, catturarono facilmente
il giovane religioso, lo fecero salire su di un cavallo e lo condussero al
Castello di Monte San Giovanni Campano, un castello di famiglia ove fu
tenuto prigioniero per due anni. Qui tutta la famiglia tentò di far cambiare
idea a Tommaso, ma inutilmente. Tuttavia bisogna precisare che egli non fu né
maltrattato né rinchiuso in qualche prigione, si trattava piuttosto di un
soggiorno obbligato, in cui Tommaso poteva entrare e uscire a piacimento e anche
ricevere visite. Ma prendendo atto che Tommaso era ben saldo nella sua
risoluzione, la sua famiglia lo restituì al convento di Napoli nell'estate del
1245.
Quando il
Maestro Generale dei Domenicani domandò ad Alberto di indicargli un giovane
teologo che potesse essere nominato baccelliere per insegnare a Parigi, Alberto
gli propose Tommaso che stimava sufficientemente preparato in scientia et vita.
Sembra che Giovanni Teutonico abbia esitato per via della giovane età del
prescelto, 27 anni, perché secondo gli statuti dell'Università egli avrebbe
dovuto averne 29 per poter assumere canonicamente quest'impegno. Fu grazie alla
mediazione del cardinale
Ugo di
Saint-Cher che la richiesta di Alberto fu esaudita e Tommaso ricevette
quindi l'ordine di recarsi subito a Parigi e di prepararsi a insegnare. Egli
iniziò il suo insegnamento come baccelliere nel settembre di quello stesso anno,
cioè del 1252, sotto la responsabilità del maestro Elia Brunet de Bergerac che
occupava il posto lasciato vacante a causa della partenza di Alberto.
A Parigi Tommaso trovò un clima intellettuale meno tranquillo di quello di
Colonia. Ancora nel 1250 era vietato commentare i libri di Aristotele, ma tra il
1252 e il 1255, durante la prima parte del soggiorno di Tommaso, la Facoltà
delle Arti avrebbe finalmente ottenuto il permesso di insegnare pubblicamente
tutti i libri del grande filosofo greco.
Tra il 1259 e il 1268 fu nuovamente in Italia, impegnato nell'insegnamento e negli scritti teologici: fu prima assegnato a Orvieto, come lettore, vale a dire responsabile per la formazione continua della comunità. Qui ebbe il tempo per completare la stesura della Summa contra Gentiles (iniziata nel 1258) e della Expositio super Iob ad litteram (1263-1265). Tra il 1265 e il 1268 fu inviato a Roma come maestro reggente. Durante il suo soggiorno, assegnato alla formazione intellettuale di giovani dominicani, Tommaso cominciò a scrivere la Summa Theologiae e compilò numerosi altri scritti su varie questioni economiche, canoniche e morali. Durante questo periodo, ebbe l'opportunità di lavorare con la corte papale (che non era residente a Roma)
Nel secondo periodo di insegnamento a Parigi (1268-1272), la sua occupazione principale fu l'insegnamento della Sacra Pagina e proprio a questo periodo risalgono alcune delle sue opere più celebri, come i commenti alla Scrittura e le Questioni Disputate. Anche se i commenti al Nuovo Testamento restano il cuore della sua attività, egli si segnala anche per la varietà della sua produzione, come ad esempio la scrittura di diversi brevi scritti (come ad esempio il De Mixtione elementorum, il De motu cordis, il De operationibus occultis naturae...) e per la partecipazione alle problematiche del suo tempo: che si tratti di secolari o dell'averroismo vediamo Tommaso impegnato su tutti i fronti. A questa multiforme attività bisogna aggiungere un ultimo tratto: Tommaso è anche il commentatore di Aristotele. Tra queste opere ricordiamo: l' Expositio libri Peri ermenias, l' Expositio libri Posteriorum, la Sententia libri Ethicorum, la Tabula libri Ethicorum, il Commento alla Fisica e alla Metafisica. Vi sono poi anche delle opere incompiute, come la Sententia libri Politicorum, il De Caelo et Mundo, il De Generatione et corruptione, il Super Meteora..
Nella primavera
del 1272 Tommaso lasciò definitivamente Parigi e poco dopo la Pentecoste di
quello stesso anno (12 giugno 1272) il capitolo della provincia domenicana di
Roma gli affidò il compito di organizzare uno Studium generale di teologia,
lasciandolo libero di scegliere il luogo, le persone e il numero degli studenti.
Ma la scelta di Napoli era già stata designata da un precedente capitolo
provinciale ed è anche verosimile che Carlo I d'Angiò abbia fatto pressione
perché venisse scelta la sua capitale come sede e che a capo di questo nuovo
centro di teologia venisse insediato un maestro di fama.
Il 29 settembre 1273 egli partecipò al capitolo della sua provincia a Roma in
qualità di definitore. Ma alcune settimane più tardi, mentre celebrava la messa
nella cappella di San Nicola, Tommaso ebbe una sorprendente trasformazione e
dopo questa messa non scrisse e non dettò più nulla e si sbarazzò persino degli
strumenti per scrivere. A
Reginaldo da Piperno, che non comprendeva ciò che accadeva, Tommaso rispose
dicendo: «Non posso più. Tutto ciò che ho scritto mi sembra paglia in confronto
con quanto ho visto».
Alla fine di gennaio o all'inizio di febbraio del 1274 Tommaso e il suo socius
si misero in viaggio per partecipare al Concilio che Gregorio X aveva convocato
per il 1º maggio 1274 a Lione. Dopo qualche giorno di viaggio arrivarono al
castello di Maenza, dove abitava sua nipote Francesca. È qui che si ammalò e
perse del tutto l'appetito. Dopo qualche giorno, sentendosi un po' meglio, tentò
di riprendere il cammino verso Roma, ma dovette fermarsi
all'abbazia di Fossanova per riprendere le forze. Tommaso sopravvisse a
Fossanova per qualche tempo e tra il 4 o 5 marzo, dopo essersi confessato da
Reginaldo, ricevette l'eucaristia e pronunciò, com'era consuetudine, la
professione di fede eucaristica. Il giorno successivo ricevette l'unzione dei
malati, rispondendo alle preghiere del rito. Morì di lì a tre giorni, mercoledì
7 marzo 1274, alle prime ore del mattino dopo aver ricevuto l'Eucaristia.
Le spoglie di Tommaso d'Aquino sono conservate nella chiesa domenicana detta
Les Jacobins a Tolosa. La reliquia della mano destra, invece, si trova a
Salerno, nella chiesa di San Domenico; il suo cranio si trova invece nella
concattedrale di Priverno, mentre la costola del cuore nella Basilica
concattedrale di Aquino. Fu canonizzato nel 1323 da papa Giovanni XXII. La sua
memoria viene celebrata dalla Chiesa cattolica il 28 gennaio, la luterana,
invece, lo ricorda l'8 marzo. San Tommaso d'Aquino è patrono dei teologi, degli
accademici, dei librai e degli studenti. È patrono della città e della diocesi
privernate e della Città e della diocesi aquinate. L'11 aprile 1567 papa Pio V
lo dichiarò dottore della Chiesa con la bolla Mirabilis Deus. Il 29 giugno 1923,
nel VI centenario della canonizzazione, papa Pio XI gli dedicò l'enciclica
Studiorum Ducem.
Approfondimento: Il pensiero di Tommaso d'Aquino
Tommaso d'Aquino e l'Alchimia
Cosa scoprì Tommaso d’Aquino nell’ultimo anno di vita? Dopo decenni di pensiero sviluppato in direzione del riconoscimento del valore dell’esperienza tangibile al centro del processo cognitivo illuminato da Dio – che di fatto proponeva la non contradditorietà tra fede e scienza – dopo aver trovato punti di raccordo tra l’aristotelismo e il platonismo, Tommaso riconobbe il proprio errore, confessandolo al proprio segretario, Reginaldo da Piperno. C’era una terza via, nella conoscenza del mondo, alternativa alle due indicate dai principali filosofi dell’antichità e dai loro seguaci. Dopo un’esperienza mistica che l’aveva profondamente turbato – egli abbandonò infatti la scrittura della Summa theologiae dicendo al suo segretario che tutto ciò che aveva scritto allora gli sembrava “paglia”. L’episodio è riportato negli atti per la canonizzazione, scritti da Bartolomeo di Capua, cui lo stesso segretario di Tommaso , Reginaldo da Piperno, l’aveva narrato; e nella biografia scritta da Guglielmo Tocco il libro di alchimia l’Aurora Consurgens viene attribuita al sommo teologo della Scolastica, San Tommaso d’Aquino. La psicanalista junghiana Marie Louise Von Franz, che ha edito e studiato la parte visionaria del testo ritiene plausibile l’attribuzione e la collega alle vicende degli ultimi mesi di vita di Tommaso, quando visse una svolta estrema, sotto il profilo del pensiero. L’alchimia indicava profondità all’apparenza insondabili in cui non esisteva opposizione tra fisica e mistica; e rilevava la presenza di Dio, in emanazione, in ogni parte dell’universo. Forse era questo il punto. Non più opposizione tra materialismo e platonismo, tra materia e Fede, ma l’unità profonda. Il linguaggio di Dio era la chimica.
Molte storie
dell'alchimia indicano Tommaso d'Aquino come un cultore della materia, nella
Enciclopedia Filosofica a proposito dell'alchimia si dice che vi «aderivano
anche persone notoriamente oneste (s. Bonaventura, s. Alberto Magno, s. Tommaso
d'Aquino)». Testi meno equilibrati fanno del grande domenicano addirittura un
iniziato, un alchimista tout court. Un'antica tradizione collega l'Aquinate alla
Grande Opera, e questo derivò in gran parte dall'essere stato Tommaso discepolo
d'Alberto Magno, studioso di alchimia
cui é attribuita una trentina di scritti sull'argomento, alcuni dei quali sano
quasi certamente autentici. Che Tommaso sia stato almeno a contatto con
l'alchimia - ma vedremo che fu qualcosa di più - non deve stupire.
La fisica di Tommaso é la fisica di Aristotele, la quale (attraverso la
mediazione araba) é la filosofia degli alchimisti medievali. Si esamini
soltanto, ad esempio, la teoria aristotelica di materia. Pure aristotelica é la
teoria alchemica dei Quattro Elementi, la cui mescolanza, in diverse
proporzioni, dava origine a tutto il mondo fisico. Ai tempi di Tommaso
l'alchimia non aveva quell'alone di mistero e di raggiro che oggi la umilia, ed
era perfettamente normale che un uomo di elevata cultura se ne occupasse non
marginalmente. Essa era intesa come attività morale, religiosa prima ancora che
operativo - scientifica; l'alchimia non profanava l'opera divina, ma anzi la
esaltava riconoscendo la gloria di Dio nel creato.
Nell opera "Meteorologicorum Expositio" Tommaso considera l'alchimia reale,
anche se difficile, e dimostra di conoscere l'intima natura delle trasmutazioni
metalliche: «Per cui gli stessi alchimisti, per mezzo dell'autentica arte
dell'alchimia (ma tuttavia difficile a causa delle occulte operazioni della
virtù celeste, chiamata minerale: le quali operazioni, proprio perché sono
occulte, difficilmente possono essere Imitate da noi per mezzo dei suddetti
principi o di ciò che si origina da essi) ottengono talvolta un'autentica
generazione dei metalli, talora traendoli dai summenzionati Zolfo e Argento Vivo
(cioé Mercurio, senza generazione di esalazione, talora facendo essudare la
suddetta esalazione vaporosa da alcuni corpi, per mezzo di un'appropriata
applicazione del calore, che é l'agente naturale».
Altrove parla dettagliatamente della teoria alchemica della generazione dei
metalli, affermando che essi sonó prodotti dal calore del sole che agisce in un
punto determinato. Aquino discute sulla legittimità della vendita d'oro
alchemico - cioè realizzato grazie alla Pietra Filosofale, che significa,
ovviamente, che il grande teologo ne riteneva possibile l'esistenza. Del resto,
teologi di cui non é in dubbio la perfetta ortodossia cattolica non ebbero
imbarazzo nel pensare Tommaso come un maestro della Grande Opera. Il reverendo
padre Gabriel de Casíaigne, dell'ordine francescano, dottore in teologia, nelle
sue "Oeuvres tant medicinales que Chymique" scrisse: «Ma che diremo di quei
grande Dottore Angelico San Tommaso d'Aquino dell'ordine dei Venerabili Padri
Predicatori, che egli stesso faceva questa santa opera dell'oro potabile?».
Le Opere Principali di Tommaso d'Aquino
Sintesi Teologiche
Scriptum super libros Sententiarum
Summa contra Gentiles
Summa
Theologiae
Questioni Disputate
Quaestiones disputatae de Veritate
Quaestiones disputatae De potentia
Quaestio disputata De anima
Commenti ad Aristotele
Sentencia Libri De anima
Sentencia Libri De sensu et sensato
Sententia super Physicam
Sententia super Meteora
Trattati
De ente et essentia
De principiis naturae
Approfondimento: Tutte le Opere di Tommaso d'Aquino
Links:
San Tommaso
d'Aquino, Enciclopedia dei santi
Biografia dall'Enciclopedia Italiana Treccani
Opera omnia di san Tommaso d'Aquino
Testo integrale della Somma Teologica
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