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ricerche a cura del dott. Luigi Braco


 

 

Michael Sendivogius: an alchemist and Austrian-Polish double agent
di
Rudolf Werner Soukup



Chi era quest'uomo, questa sorta di "giocatore globale"? Chi era Sendivogius? Michael Sendivogius è nato a Luokwica, vicino Sacz, il 2 Febbraio del 1556. Suo padre e sua madre erano dei nobili. Il suo vero nome era Michal Sedzimir, poi scelse di chiamarsi Sedziwój e infine Sendivogius. Michael iniziò i suoi studi di filosofia e teologia a Cracovia, ma ben presto si interessò di scienza. Lesse i testi di Arnaldo da Villanova, grazie ai quali si appassionò all'alchimia. Egli stesso racconta nel suo "Operatie Elixiris Philosophici" che all'età di vent'anni cominciò a praticare l'alchimia lavorando con un vero alchimista viaggiando tra Roma e Venezia. Un contemporaneo di Sendivogius riporta alcune notizie sulla sua vita, affermando che egli visitò le università di Cambridge, Ingolstadt, Leipzig, Altdorf, Frankfurt, Rostock e Wittenberg per espandere la sua conoscenza, si sa che dal 1598 al 1599 fu a Roma, Napoli, Padova e Venezia. Alcuni di questi viaggi sono documentati dal certificato di iscrizione alle università di Leipzig, Altdorf e Vienna. Nel 1593 Sendivogius arrivò a Praga, sin dal 1594 lavorò presso la corte.  Il 10 Febbraio del 1597 spedì una lettera all'imperatore annunciando di volergli rivelare un procedimento segreto riguardante l'alchimia. L'imperatore ne rimase positivamente colpito e gli inviò un assegno per finanziare le sue attività di alchimista. Tale lettera attesta il legame tra l'imperatore e il Sendivogius, non difficile da comprendere se si pensa che lo stesso imperatore era un alchimista. C'è chi sospetta che il Sendivoglio fu mandato dallo stesso imperatore presso diverse corti d'Europa per spiarne le conoscenze alchemiche. A partire dal 1595 Sendivogius lavorò anche per il re della Polonia Zygmunt III, difatti tra il 1600 e il 1603 il trascorse la maggior parte del suo tempo in Polonia, probabilmente agì da negoziatore per il conflitto tra la Polonia e la famiglia degli Asburgo per la problematica dell'accesso al mar Nero. Nel 1604 fu stampato l'opera più importante del Sendivogius “De Lapide Philosophorum Tractatus Duodecim” la quale contò 56 edizioni fino al 1787.

 

 

Tale trattato fu pubblicato a Praga e il suo titolo fu cambiato nelle ultime edizioni in “Novum Lumen Chymicum”. La parte finale del “Novum Lumen Chymicum” contiene un interessante - sebbene criptico - indizio alludente al "salnitro filosofico" il quale sarebbe fondamentale per tutte le creature viventi in quanto conterebbe un "alimento vitale nascosto" sigillato nell'aria come una sorta di spirito incolore.

 

 

Sendivogius affermò che anche l'uomo era nutrito dall'aria, perché nell'aria vi era un segreto alimento per la vita, e qualcuno oggi potrebbe affermare che aveva scoperto l'ossigeno. Il nostro alchimista diceva che tale occulto nutrimento si appalesava quando il salnitro veniva riscaldato. Sendivogius poteva anche vantare una prova tangibile della sua teoria basata sulla conoscenza degli effetti ossidanti dell'aria: nel 1607 fu pubblicata la sua opera “Dialogus Mercurii, Alchymistae Et Naturae” dove affermò: "…vita vero ignis aer est, sine aere ignis extinguitur."

 

 

Egli insisteva sull'esistenza di uno "spirito aereo" connesso con tutti i tipi di funzioni vitali. Novum Lumen Chymicum contiene inoltre la descrizione della procedura per creare la Pietra Filosofale, per ottenere la quale uno speciale tipo di "acqua" è essenziale, tale "acqua" può essere osservata quando il salnitro (nitrato di calcio legato a quattro molecole di acqua) si converte in una soluzione oliosa a causa dell'umidità dell'aria. Tale acqua "che non bagna le mani" si percepisce come un olio che asciuga la pelle. Diamo per certo che la diluizione usata dal Sendivogius era contaminata dal cloruro di ammonio - è molto probabile inoltre che la sostanza di partenza proveniva da pezzi di terreno scavati nei pressi delle stalle e contenente molto cloruro - ed essa necessita di una piccola quantità di acido nitrico (acqua di salnitro) per dissolvere l'oro, come avviene nel caso di sottili sfoglie. Sendivogius nella sua opera parla in particolare di "oro vivente" indicando l'oro non trattato in alcun modo, come nel suo stato di minerale naturale. Una volta ottenuta la soluzione di "acqua di salnitro" e oro naturale, (Alkaest anche detto Menstruum universale) è possibile trasmutare il ferro in oro. Al giorno d'oggi si sa che si può ottenere solo il risultato di una placcatura. La ricetta del Sendivogius contiene una moltitudine di frasi strane e criptiche, le quali descrivono niente altro che un processo di cementificazione. Nel 1604 Sendivogius pubblicò “Alchymia vera” firmandola I.P.S.H.M.S., indicante M.S. Michael Sendivogius, I.P.S. per Incognitus Philosophus Sarmata (Sarmata=Polacco) e H. per Honestus.

 

 

Al centro di “Alchymia vera” vi è la descrizione di una montagna piena di simboli e indicazioni  segrete. La montagna dei filosofi consiste di una ripida roccia su cui si erge un castello  circondato da un muro, a sua volta sovrastato da una torre. La strada che conduce alla cima simbolizza a via alla pietra filosofale ed è comparata all'insegnamento cristiano verso la salvezza sotto la forma di un poema.

La formula VITRIOL - Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem - fa da guida verso il lapis ottenendo l'ingesso all'interno della montagna. A metà strada dalla cima incontriamo il Leone Verde: simbolo di una sostanza alchemica e mistica, l'acqua della vita e della morte come riportato nel "Rosarium Philosophorum". tale testo ci evidenzia che il leone sarà sconfitto dal drago e sarà scaraventato in una tomba, fuori della quale sorgerà il corvo nero, alla fine trionferà l'aquila bianca; l'intero processo si svolge all'interno del "vas hermeticum". Sulla cima della montagna si può scorgere uno zaffiro blu, simbolo dell'imperatore Rudolf II. Come "ultima materia" vediamo la corona imperiale. Tra il 1607 e il 1616 Sendivogius ebbe stretti contatti con Marshal Mikolaj Wolski, il quale non era interessato unicamente ad espandere l'industria polacca del ferro, ma anche nella produzione di sostanze chimiche e prodotti, per cui Sendivogius condusse degli esperimenti alchemici nel laboratorio del castello di Krzepice. Nel 1608 Wojwod Jerzy Mniszech inviò Sendivogius in una missione molto pericolosa connessa con "l'affare Demetrius", pare che Mniszech voleva proclamare suo genero Tzar della Russia attraverso un attacco militare. Successivamente ritroviamo il Sendivogius alla corte del Vincenzo Gonzaga di Mantova, forse il suo viaggio ebbe a che fare con i numerosi matrimoni tra i Gonzaga e gli Asburgo. Poco prima dello scoppio della guerra dei Trent'anni, troviamo il nostro alchimista in viaggio attraverso la Germania. Nel 1616 il Sendivogius arrivò a Marburg, dove visitò il famoso laboratorio del prof. Johann Hartmann, e nello stesso anno incontrò il noto fisico e alchimista Michael Maier. Nel 1617 Sendivoius diede alle stampe il “Tractatus de Sulphure”, ispirato alla teoria dei quattro elementi di Aristotele e ai tre principii di Paracelso.


 

Nel 1619 icontrò il fsico Albert Kerner in Torgau vicino Leipzig, nello stesso anno fu alla corte di Ferdinando II, per il cui conto si occupò di una nuova miniera di piombo in Silesia, va notato che nello stesso periodo figurava come segretario del re della Polonia, è quindi evidente che fu al servizio di due sovrani allo stesso tempo. Seguirono degli anni difficili, come la tragedia della Bohemia del 1620, Sendivogius si trovò più volte in prigione e attraversò difficoltà economiche che durarono fino alla sua morte nel 1636, fu un abile diplomatico capace di muoversi sul fronte politico e militare, forse il più importante alchimista dei suoi tempi, ammirato dagli alchimisti dei secoli successivi, perfino da Newton.  - Fonte -

 

Aggiunta

La figura del Sendivogius è legata a quella del suo maestro, l'alchimista scozzese Alexander Sethon, il quale patì la carcerazione  per poi essere liberato dal suo stesso allievo, pare che Sethon in punto di morte lasciò al Sendivogius la sua polvere di proiezione  e il manoscritto "Novum Lumen Chymicum" assieme a degli scritti minori. Inoltre sembra che maestro ed allievo condividessero lo pseudonimo di Cosmopolita. Un volume non molto conosciuto del Sendivogius è il "Traitez du cosmopolite, nouvellement decouverts", in cui si discute sulla teoria e la pratica delle verità ermetiche, e di una novella società di filosofi, di cui idea gli statuti: "Statuts d'une Societè des Philosophes", i cui contenuti furono ripresi dal barone di Tschoudy nella sua opera "La Stella Fiammeggiante".  Biografia Estesa in Inglese: Michael Sendivogius and Christian Rosenkreutz

 

Riferimenti
Letters of Michael Sendivogius to the Roseycrusian Society found in an old manuscript by Ebenezer Sibly M.D., 1791
The Hieroglyphical Seal of the Society of unknown Philosophers
 

 

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