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Bonaventura d'Iseo

 

 

Una ricerca a cura del dott. Luigi Braco


 

Bonaventura d'Iseo. - Si ignora la data della sua nascita, che deve essere avvenuta probabilmente nella seconda metà del sec. XII; secondo la testimonianza di Salimbene da Parma nella sua Cronica (p. 468), B. era infatti già in età avanzata nel 1249. Circa la sua carriera nell'Ordine dei frati minori, lo stesso Salimbene riferisce che fu provinciale di Provenza, di Genova, di Bologna e di Treviso (p. 805). Ed è noto per la testimonianza di fra' Pellegrino da Bologna (cfr. anche la Chronica XXIV Generalium, in Analecta franciscana, III [1897], pp. 263, 269, 277) che nel 1245 il generale dell'Ordine, Crescenzio di Iesi, lo inviò come suo vicario al concilio di Lione; due anni dopo lo delegò anche al capitolo generale dell'Ordine. La presenza di B. a Lione è del resto documentata da una bolla di Innocenzo IV (datata "Lugduni 3 idus iulii anno tertio") controfirmata, tra gli altri, anche dal francescano. Nel 1249 poi B. accompagnò il nuovo ministro generale dell'Ordine, Giovanni da Parma, inviato dal pontefice presso l'imperatore Giovanni III Vatatzes con l'incarico di trattative in vista dell'unione. L'ultimo documento che abbiamo su di lui riguarda la sua presenza a Bologna, nell'agosto 1273, a fianco di Pellegrino da Bologna, in ruolo di mediatore ai fini di una pacificazione fra Veneziani e Bolognesi (L. V. Savioli, Annali bolognesi, III, 2, Bassano 1795, pp. 457-64, doc. 773). Salimbene - che presenta B. come uno dei pochissimi che osassero tener testa al terribile frate Elia (p. 149) - ne traccia nella Cronica, sotto l'anno 1284, un breve ma significativo ritratto, definendolo uomo "sapiens et industrius et sagacissimus... honeste et sancte vite"; ma ricorda anche che era stato caro ad Ezzelino da Romano e che - a causa della sua fortunata carriera ecclesiastica, forse - "verumtamen ultra modum baroniçabat, cum filius fuerit cuiusdam tabernarie, ut dicebatur" (p. 805). Aggiunge ancora che fece una morte edificante, e che lasciò "magnum volumen sermonum... de festivitatibus et de tempore". Nella Biblioteca Antoniana di Padova esistono in effetti diversi volumi di sermoni "de tempore" e "de festivitatibus" che portano il nome di B., che non risultano peraltro ancora studiati (A-M. Iosa, I Codici mss. della Bibl. Antonianadi Padova, Padova 1886, pp. 240 s.; cfr. anche K. W. Humphreys, The Library of the Franciscansof the Convent of St.Anthony,Padua,at thebeginning of the Fifteenth century, Amsterdam 1966, ad Indicem).

 



La memoria di B. è legata principalmente all'attribuzione al suo nome di un fortunato trattato di alchimia, il cosiddetto Liber Compostella multorumexperimentorum veritatis fratris Bonaventurae de Ysiode Ordine fratrum minorum. Secondo l'incipit del testo nel cod. 119 della Biblioteca Riccardiana di Firenze (A. López, Descriptio codicumfranciscanorum Bibl. Riccardianae Flor., in Arch. Franc. Histor., I, [1908], pp. 116 s.), il trattato sarebbe stato composto da B. mentre era a Venezia "in conventu fratrum S. Mariae et in conventu loci Vineae", il che porterebbe la stesura a un periodo posteriore al 1256, quando i francescani presero possesso di questo convento. E tale datazione sembrerebbe confermata da un'altra indicazione fornita dallo stesso codice Riccardiano, che ascrive la composizione del Liber Compostella al tempo del doge "Ramiige" (ossia, verosimilmente, di Ranieri Zeno che fu doge dall'anno 1253 al 1268). L'autore del libro afferma inoltre di essere amico di Alberto Magno e di Tommaso d'Aquino, e sostiene di aver discusso di alchimia con i patriarchi di Gerusalemme e di Aquileia e con vari alti prelati.

Il titolo del Liber Compostella è giustificato dal suo autore per la ragione che l'opera è una "composizione" di vari argomenti medici e alchemici (tratta infatti di diverse polveri, unguenti, olii, di vari procedimenti per ottenere l'oro, l'argento, della composizione di alcuni sali e colori); inoltre è "cum", ossia "insieme" con molti altri libri di sapienti, e "post" perché scritto dopo le loro opere e la loro morte; ed è "compos", parola che indica "onore" e "bellezza", e "stella", ossia un "nobile corpo" dotato di grande influenza. In realtà il Liber è una compilazione tratta da manuali e testi di alchimia largamente diffusi nella seconda metà del sec. XIII. Il primo libro tratta infatti, secondo un ordinamento abbastanza comune, della natura di diverse acque, di alcuni olii e sali; il secondo è dedicato alla generazione e trasmutazione dei metalli, ma contiene anche una breve trattazione sui sali di uso alchemico; infine il terzo libro, che si apre con lo studio di un gruppo di dodici acque, tratta poi di vari esperimenti derivanti soprattutto da Geber e da altri autori (Razis, Floridus, Bacone, Alberto Magno, ecc.). Oltre che nel cod. Riccardiano 119, il Liber è nei codici: Riccardiano 940 (cfr. A. López, Descriptio..., in Arch. Franc. Histor., III [1910], p. 556); Bern, Stadtbibl., B 44; München, Staatsbibl., Latinus Monacensis 23809; Bologna, Bibl. Com., A 1417.  - da Treccani

 

 

"Bonaventura d'Iseo e le Acque Medicinali" di Michela Pereira

 

 

 

 

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